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Per non dimenticare o meglio, per educare

per-non-dimenticarePer non dimenticare o meglio, per educare

Come di solito, ogni anno, i mass media si danno un gran da fare per programmare, filmati e varie attività “per non dimenticare” frase che è con riferimento all’olocausto.

Azioni che si concentrano nella settimana intorno al 27 gennaio, giorno appunto consacrato al ricordo dell’olocausto.

Mi sono chiesto sempre a che serve “non dimenticare” se parallelamente non c’è un intervento di routine educativo, nelle scuole e nei mass media.

Non sono all’interno delle scuole e non posso giudicare ma, certamente i mass media, durante tutto l’anno, non brillano certo per programmi educativi, se durante tutto l’anno non c’è un vero intervento educativo, poco o nulla può incidere nel cambiamento verso l’accettazione degli altri se, l’azione si concentra solo in questo periodo ed è solo rivolta agli adulti.

Infatti, i programmi televisivi, le conferenze e altre azioni di questo periodo sono indirizzati agli adulti ed è proprio per questo motivo che non hanno nessuna incisività educativa, propio perché si rivolgono alle persone sbagliate.

La vera azione di cambiamento deve e può avvenire solo con programmi e azioni rivolte ai bambini in fase educativa cioè a bambini e ragazzi di scuola elementare e infantile e soprattutto che abbia una routine educativa e non sia solo occasionale.

Ovviamente, i mass media non hanno nessun vantaggio a realizzare programmi educativi, diciamo che non fanno “audience” anche se, la televisione di stato, dovrebbe in qualche misura aver qualche responsabilità.

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Conosco insegnanti responsabili e attive che si prodigano in questo senso, sarebbe interessante che la televisione facesse vedere queste attività con qualche programma dal titolo per esempio “Occhio alla scuola” che, durante tutto l’anno entri all’interno delle attività più interessanti dal punto di vista educativo sociale, magari eliminando qualche inutile e ripetitivo programma di politica.

Durante la vita di questo blog o pubblicato delle favole che parlano di emarginazione come “la storia della cipolla del casale” che è anche un racconto musicale e puoi trovare in questa  pagina:
https://lafavolavagante.org/progetti-scolastici/27-gennaio-giornata-della-memoria/

Un fiocco di neve, sa sempre dove cadere

 

 

 

 

 

Inoltre ti suggerisco questa favola:

 

Un fiocco di neve sa sempre, dove cadere

C’era una volta un bambino di nome lenticchia per via delle lentiggini che aveva nel suo pallido visino, era sempre in movimento e in cerca di qualcosa o di qualcuno che potesse levargli quelle lenticchie dal viso.
Non gli piacevano quelle strane macchioline, d’altronde la maggior parte dei bambini non li ha.

Puoi continuare completare la lettura in questa pagina:https://lafavolavagante.org/2013/12/un-fiocco-di-neve-sa-sempre-dove-cadere/

Il tempo

Il tempoSembra incredibile ma a volte, anche le maghe si sbagliano o sono un pò distratte oppure si prendono una pausa di riflessione.

Il tempo

C’era una volta una maga di nome Marilù.

Non era tanto giovane, era bassa e tondetta, aveva i capelli neri raccolti in una pettinatura strana e buffa, un nastro arancione li teneva fermi in equilibrio in cerchio.

Marilù, aveva occhi curiosi.

Un giorno incontrò un oggetto a lei sconosciuto, simile a due ampolle di vetro a forma di coni una sopra l’altra.

Che cosa sarà mai? – si chiese….
La sfiorò e… opla’! Si ritrovò dentro la clessidra.

Il tempoMarilù, senti un solletico ai piedi… poi sul naso.

Sollevò lo sguardo e si accorse che dall’alto cadeva una polvere profumata di mare e ciliegie; era il tempo che scorreva.

Come stelle comparvero in cielo tanti piccoli orologi.

Marilù notò che ognuno segnava un’ora diversa, le lancette erano bastoncini di bambù sottili e leggere.

Il tempoUna maga che non sa come fermare il tempo, sarebbe rimasta per sempre in una clessidra.

Doveva trovare una formula magica per uscire da lì, sfogliò il suo libriccino che teneva sempre in tasca e trovò le parole per fermare il tempo.

Firulì, firulà, questa stella danzerà.
Firulà, firulì, , ero là adesso qui.

Scintille e stelle dentro la clessidra e uno scoppio! Pataboom!
Marilù si trovò in riva al mare a guardare il tempo.

… La vera magia è vivere il tempo, non e’ riuscire a fermarlo, ne’ rimanere a guardarlo

Ursula Colosi

Un fiocco di neve sa sempre dove cadere

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Come nascono le favole?
Semplicemente mettendo un seme nella propria testa e dando degli imput.
Un giorno vagando su internet distrattamente, leggo questa frase: Un fiocco di neve sa sempre, dove cadere!
Subito dimenticai il contesto di quel breve pensiero e pensai: ma è un titolo fantastico per una favola, sembra addirittura che già esiste.
Avevo messo un seme nella mia testolina e pian piano venne fuori un’emozionante favola con una metafora sulla diversità, a mio parere una delle più belle che abbia mai scritto grazie anche a delle care amiche.

 Giudica tu stesso e dimmi se ho ragione o no. 🙂

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Un fiocco di neve sa sempre dove cadere

C’era una volta un bambino di nome lenticchia per via delle lentiggini che aveva nel suo pallido visino, era sempre in movimento ed in cerca di qualcosa o di qualcuno che potesse levargli quelle lenticchie dal viso.
Non gli piacevano quelle strane macchioline, d’altronde  la maggior parte dei bambini non li ha.

Un giorno decise di mettersi in cammino, voleva cercare un luogo dove ci fosse qualcuno o qualcosa capace di risolvere, quel problema che non riusciva ad accettare.
Partì senza una meta, camminava guardando tutto con attenzione, sperando di riuscire a trovare, non sapeva nemmeno lui, chi o cosa.

Lenticchia sapeva solo, che non sarebbe tornato a casa e soprattutto a scuola, dove veniva deriso continuamente, fino a che non avesse trovato il modo di cancellare quelle fastidiose macchioline dal suo volto.

Allora sì che sarebbe stato felice ! Avrebbe anche cambiato quel nome ridicolo di Lenticchia, con un altro meno sciocco, si sarebbe chiamato Marco oppure Andrea.
Lenticchia era così assorto nei suoi pensieri che non si rese conto di andare a sbattere contro un albero.

L’urto gli fece tornare alla memoria che da piccolo, si lavava il viso nella speranza di “Lavare” anche le sue lentiggini.

Un vero e proprio  gioco che lo divertiva moltissimo;  mamma diceva: “adesso lavo le mie lenticchie” e rideva da matto buttandosi addosso tanta ma tanta acqua.

 

FV

Adesso però,  diventato più grandicello sentiva un po’ il fastidio di essere deriso dai suoi compagni e voleva trovare qualcosa di veramente efficace e definitivo.

Pensò un attimo e… ci sono,  aspetterò un bell’acquazzone, mi metterò la faccia in aria per tutta la durata della pioggia, sicuramente sarà più efficace di lavarsi in una semplice bacinella d’acqua.

Aspettò con calma, ormai l’estate era finita ed il primo acquazzone autunnale era in arrivo e infatti, eccolo presentarsi puntuale come un orologio svizzero.

Subito lenticchia si mise a faccia in aria come aveva pensato ma aimeh, in cambio di “togliere” le lentiggini si era preso un bel raffreddore e finì nel suo lettone con un gran febbrone.

Sudò, sudò moltissimo il giovincello
sudò come fanno i rivoli di un ruscello.
l’influenza si è aggravata
una soluzione va trovata
Il dottore fu intervistato
E la cura gli fu data.

Il dottore disse allora alla sua mamma: “Non è niente di grave, basta un po’ di aria di montagna, meglio di bosco e tornerà come nuovo”.

Le mamme, si sa, vanno subito in apprensione e fece una preghierina a Gesù per far guarire al più presto il suo lenticchia.

Proprio in quel momento, Gesù stava ascoltando le preghiere delle mamme come fa ogni giorno e si accorse che lenticchia stava davvero male e subito chiamò l’angelo custode di lenticchia.

“Devi trovare una soluzione al più presto”, disse Gesù all’angelo custode, “Lenticchia sta peggiorando, datti da fare, ricordati che questo è il tuo compito”.

L’angelo custode incominciò a pensare seriamente come  far capire a lenticchia l’importanza di avere quelle curiose macchioline che lo facevano diverso agli altri.

Intanto la mamma stava accompagnando lenticchia nel bosco, per fargli prendere un po’ d’aria, proprio come le aveva consigliato il dottore.

L’aria era davvero frizzante e leggera, Lenticchia si sentiva già meglio e…”vuoi vedere che proprio nel bosco trovo la soluzione al mio problema?” Pensava Lenticchia tra se e se.

All’improvviso iniziò ha cadere una leggera pioggerellina, lenticchia non alzo gli occhi come era solito fare ma, la sua attenzione fu attratta da una larga radura, dove stavano crescendo dei funghi a vista d’occhio.

No, no è per dire ma crescevano davvero a vista d’occhio.

Tanti funghi di tutte le forme e di tutti i colori: Rossi, gialli, verdi, bianchi, arancione non c’era un colore assente in quella radura.

In mezzo ma proprio in mezzo, incominciò a crescere un fungo particolare, mentre tutti gli altri avevano fermato la loro crescita.

Sembrava che aspettassero proprio lui: Il re dei funghi.

Lenticchia e la sua mamma, non riuscivano a staccare gli occhi da quella scena, il fungo fece un inchino a mo di saluto e Lenticchia poté osservarne esattamente i colori.

Era un fungo tutto puntellato di macchioline rosse, uno straordinario unico esemplare.
“Mamma”, strillò lenticchia tutto trafelato, “sembra davvero il mio viso”.
Adesso Lenticchia intuiva che c’era un messaggio per Lui.
Intanto, l’angelo custode, che dall’alto controllava la situazione, vedendo la titubanza di Lenticchia, pensò di essere ancora più chiaro e…

fece cadere un fiocco di neve su una macchia rossa del fungo, ancora un’altro fiocco su un’altra macchia, sino a coprire tutte le macchioline rosse.
Era diventato un fungo di un unico colore bianco, senza alcuna personalità.
Lenticchia incominciò a dispiacersi per questo e si rattristò un pochino.
I fiocchi di neve si intensificarono immediatamente, tanto da coprire tutti i funghi di un unico colore bianco.

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Adesso Lenticchia aveva chiaro il messaggio del bosco.
Aveva capito  finalmente  l’importanza delle sue lenticchie; essere diversi pur essendo tutti uguali e subito, guardando la sua mamma,  si mise le mani nel viso come a toccare le sue lenticchie, per essere sicuro che c’erano ancora.

La mamma gli sorrise…era tutto a posto.
Adesso non voleva proprio perdere questa sua particolarità e persino il suo nome non volle più cambiare.
L’angelo custode, immediatamente fece spuntare il sole che sciolse i fiocchi di neve, mettendo alla luce quel campo di funghi di inimmaginabile bellezza.

Lenticchia e la mamma si abbracciarono felici e…

Un fiocco di neve sa sempre dove cadere. 😉

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Giovanni Ferraro in collaborazione con: Serenella Menichetti, Lalla Tosi, Green Rossetti, Stefania Galleschi.

PS piccola musica evocativa: neve

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