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Mia – mini favola per bambini piccolissimi

 

mia

 

Il mondo messo a lucido dalle prime gocce d’acqua e… una favola con un linguaggio molto evocativo.

Favola efficacissima per bambini piccoli…una vera ninna nanna!

Grazie al talento di Ursula Colosi.

MIA

Ogni volta che pioveva, Mia non si sentiva bene.

Le prime gocce erano una festa, il mondo messo a lucido, quanta energia nel movimento dell’acqua dal cielo alla terra.

Le piaceva ascoltare, però dopo un giorno intero di pioggia quel suono era triste.

Troppo grigio. Troppo insistente.

Alcune sere le martellava la testa e gli occhi.

Come poter chiedere alla pioggia di fermarsi? Ci doveva essere un modo…

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Una notte, da sotto il cuscino sentì una vocina! E poi… un solletico al collo!

– Ehi bimba! Non dormi? Accipicchia! Stava sognando o era sveglia?

Mia si rigirò nel suo lettino e chiuse gli occhi.

La pioggia picchiava sui vetri della finestra, sul tetto, sul lampioncino in strada.

– Mia ho un trucchetto per te! Se vuoi addormentarti, basta ripetere questa filastrocca: Pioggia, pioggia che rumorosa cadi, lascia liberi i miei sogni. Pioggia, pioggia che capricciosa scendi, tutte le stelle del cielo accendi.

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Mia si trovò sul petto un gufetto di zucchero parlante! Aveva occhi grandi e penne verdi.

– Su, su! prova! devi fidarti di chi profuma di zucchero –

La sua vocina dolce fu un soffio.

La pioggia continuò a cadere…. e Mia si addormentò..

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Favola: La Nota dell’Angelo

La Nota dell’Angelo

L’Angelo Custode di un bambino di nome Lorenzo, sembra un Angelo un po’ biricchino, sempre pronto a scherzare e a prendere in giro il suo protetto.
A questo proposito sentite cosa accade!

Lorenzo ha preso l’abitudine da un po’ di tempo di chiedere all’Angelo il parere per ogni cosa.
Chiede continuamente: ti prego Angelo rispondimi, devo fare questo sì o no? Devo fare così, sì o  no?
Insomma dalla mattina alla sera il povero Angelo si sente ripetere la fatidica domanda su tutte le decisioni piccole e grandi che deve prendere Lorenzo.

Una mattina Lorenzo aveva un compito a scuola e dopo averlo svolto, prima di copiare chiede all’Angelo se è fatto bene o male, e l’Angelo risponde come solitamente ama fare: Siiiiii, * Si SiSiSiSiSiSi  Si *, canticchiando come una melodia.
Favole - la nota stonata

Lorenzo si affretta a copiare e restituire il compito ma ben presto si accorge di aver preso un bel quattro.
Lorenzo è arrabbiato, arrabbiatissimo con il suo Angelo e si rende conto che negli ultimi tempi, qualsiasi cosa gli chieda, l’Angelo risponde sempre Si canticchiando innumerevoli volte, ma poi ahimè per lui il riscontro è sempre doloroso.

Insomma ! esplode Lorenzo; si può sapere perché mi prendi in giro in questo modo e mi fai sbagliare in continuazione su qualsiasi cosa io faccia?

Mah, io risponde l’Angelo, non ti ho mai detto di fare o non fare ciò
che mi chiedi, il mio Siiii, Si SiSiSi * * Si * é soltanto cantare la mia nota preferita.
SiSiSi *, Si Si Si Si * continua saltellando e volando nella stanza di Lorenzo.
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Lorenzo resta ammutolito, ma che risposta è da parte di un Angelo Custode; roba da non credere.

Si rifiuta di collaborare, di consigliarmi quando glielo chiedo e poi mi prende in giro dicendomi che a lui piace canticchiare la sua nota preferita? Che Angelo Custode doveva capitarmi!

Nel frattempo… in un posto molto lontano… nel noto paese delle note; dopo aver ascoltato Lorenzo e il suo Angelo, le note si guardano stupefatte da quella strana rivelazione e inorridite dal
comportamento del nostro Angelo, decidono tutte insieme di dargli una lezione esemplare.

Mentre Lorenzo rifletteva umiliato dalla situazione, sente un grattino su una spalla, si gira e op fa un salto all’indietro; ciò che vede ha dell’incredibile.

Lorenzo si sente apostrofare: Io sono la nota Si.

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Cosa? risponde Lorenzo, non… sto… mica…. guardando… i….cartoni….animati….

Non sono un Cartone Animato… spiega la nota. Sono una creatura vivente!

Ma COME una creatura VIVENTE interroga Lorenzo, che significa, le note sono delle cose astratte, melodie, suoni, ma non esseri viventi.
Questo lo dici tu Lorenzo, continua la nota, noi viviamo come voi, e senza di noi vivreste come in un film muto senza musica né gioia.
Comunque Lorenzo, io sono qui per un preciso motivo.
Noi note abbiamo sentito lo scherzetto che ti ha propinato il tuo Angelo Custode e vogliamo dargli una piccola lezione!

Una piccola lezione, magari! Ma lui alla fine fa tutto per il mio bene. E’ il mio Angelo, non so, che lezione?

Tu chiedigli un consiglio e vedrai cosa accadrà!    E… PUF ! La nota scompare!

Lorenzo naturalmente si chiede se per caso stava sognando.
Come può credere di aver parlato con una nota. IN CARNE… ED… Ossa….

La curiosità però ha il sopravvento su tutto e decide di chiamare il suo Angelo Custode per chiedergli un piccolo AIUTO !

Angelo mio ti prego, potresti rispondermi sì o no se vincerò la partita di pallacanestro con la mia squadra?

Prontamente l’Angelo arriva in soccorso di Lorenzo e inizia cercando
di cantare la sua solita nota ma dalle sue labbra esce una strana e
continua melodia: DO Mi FA SOL, * MI SOL RE DO, * SOL MI RE DO FAAA
Incredulo l’Angelo cerca di ripetere ma inutilmente…
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Improvvisamente tutte le note appaiono come per magia rimproverandolo aspramente di aver sabotato le richieste del suo protetto usando incautamente la loro nota Si.

L’Angelo capisce al volo di essere stato giudicato, sorride bonariamente di quell’intervento benevolo e istruttivo delle note nei confronti di Lorenzo e del loro tentativo ingenuo di volerlo proteggere a tutti i costi; a questo punto si vede costretto dalla sorte a spiegare il motivo del suo comportamento a dir poco bizzarro.

Vedete, spiega l’Angelo a Lorenzo e alle note, c’è una motivazione importante per tutto questo che non è affatto difficile da capire.
Lorenzo, tu in quest’ultimo periodo, proprio quando mi sentivi tanto vicino ogni volta che ti rivolgevi a me lo facevi in modo perentorio!
Ti prego Angelo, cosa faccio, dimmi sì o no!
E’ vero io ti ho preso in giro con la storia che canticchiavo la mia nota preferita sì, ma ascolta: tu volevi sentire questo, e non un vero consiglio, una rivelazione interiore.
angelo

Avresti dovuto chiedere; ti prego mio Angelo aiutami a capire la cosa giusta da fare, che io possa scegliere o fare le cose per il mio bene, e sicuramente avresti sentito un pizzicorio sulla fronte e capire al volo quale sarebbe stata la decisione da prendere e dove avresti dovuto indirizzare le tue energie.

Hai ragione, scusami caro mio Angelo: ho lasciato a te la responsabilità della mia vita come fosse un gioco infinito, invece dovevo soltanto chiederti di ispirarmi verso un’azione invece che
un’altra.
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Hai perfettamente centrato ciò che penso dice l’Angelo soddisfatto, mentre le note che hanno ascoltato attentamente iniziano a saltare
sulla pancia di Lorenzo facendogli il solletico e procurandogli delle risate a singhiozzo che scoppiano in una fragorosa risata collettiva finendo con una canzoncina delle protagoniste note. * Do Do Do, Mi Fa Sol, * Re Si Mi FaFa * Do Do Re Mi Fa La Sol !

Patrizia Serangeli

Favola per bambini – La Lucciola Generosa

la lucciola generosa 05 web

La Lucciola Generosa

Questa storia narra di un tesoro nascosto in cima alla montagna dei Cento Denari, ma nessuno sapeva esattamente cosa fosse.
Il tesoro si trovava esattamente in cima alla radura, dove si ergeva una grande pietra, lunga e affusolata, che sembrava puntare il dito verso il cielo.
La storia narra che, per trovare il tesoro, bisognava scalare la montagna di notte ed evitare le trappole tese dal Motemagno, un essere dalla forza spaventosa in grado di sputare fuoco dalla bocca, colate di lava dagli occhi e fumo dalle orecchie e che abitava proprio nella radura in cima alla montagna.

lucciola di notte

Nella montagna la curiosità di sapere cosa fosse il tesoro e di trovarlo era fortissima e tutti alla fine ci facevano un pensierino; i più accaniti erano il Topo Campagnolo, lo Scarabeo Rinoceronte, il Trio col Pungiglione e il Trio Succhiasangue. Il vero problema era però, riuscire a scalare la montagna di notte, al buio, avendo quel poco di luce per vederci e nello stesso tempo non farsi vedere dal Motemagno.

I più spavaldi era senza dubbio il Topo Campagnolo e lo Scarabeo Rinoceronte, due compari arroganti e presuntuosi sempre pronti a tutto.

“So io chi mi può aiutare”: disse il Topo Campagnolo.

“Durante le mie scorribande notturne ho incontrato spesso una Lucciola, che fa quel tanto di luce che mi ci vuole e tra l’altro conosce benissimo questa montagna.

Stanotte la incontrerò sicuramente e gli chiederò di aiutarmi”.

Le notti, nella montagna erano sempre uguali, apparentemente sempre uguali, tranne quando spuntava la Luna Mannaggia che la illuminava di un chiarore strano. In quelle notti poteva succedere davvero di tutto, il Motemagno riusciva a vedere ogni piccolissimo movimento.

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Per fortuna quella notte era la solita notte e il Topo Campagnolo, insieme al suo degno compare, si misero alla ricerca della Lucciola, non fu certo difficile trovarla ed infatti, la piccola luce che emanava si vedeva benissimo al buio.

Il Topo Campagnolo subito le disse: “Salve Lucciola, tu che conosci benissimo questa montagna, ci faresti un po’ di luce per arrivare in cima, cercando di evitare il Motemagno? Se troveremo il tesoro ti daremo una bella ricompensa!”.

La Lucciola, era un tipo generoso e gli rispose così: “Io sono una semplice lucciola, nata per fare un po’ di luce di notte in questa montagna, quando manca la luna Mannaggia; ti aiuterò senz’altro, questo è il mio compito e non ho bisogno di ricompense”.

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E così incominciarono a salire verso la radura.

La Lucciola illuminava la strada, mentre i due compari la seguivano da dietro.

 

Tutto sembrava andare per il meglio ma, arrivati vicino alla radura, il Motemagno era in agguato e subito vedendo il Topo, lo Scarabeo e la Lucciola avvicinarsi, incominciò a scagliare qualche sasso per dissuadere gli intrusi.

La Lucciola che stava sempre vigile, sentiti i rumori dei primi sassi, disse ai due compari: “Presto riparatevi sotto terra come fate di solito, io rimango dietro questo grande albero”.

Dopo avere sfogato tutta la sua forza, tirando sassi a destra e a manca, il Motemagno stanco morto cadde a terra sfinito e….. adesso ci voleva una notte intera per riprendersi.

In quel momento la Lucciola disse al Topo e allo Scarabeo: “Presto, presto, è il momento di continuare, il Motemagno non si riprenderà prima di domani”.

Continuarono a salire indisturbati e presto si trovarono nella radura in cima alla montagna, dove in mezzo, trovarono questa bellissima pietra affusolata, lunghissima e sottile.

“Sarò io a trovare il tesoro”, disse il Topo, “sarò il più ricco del mondo”.

“No, sarò io a trovarlo” – disse lo scarabeo rinoceronte – “diventerò il re di questa montagna”.

E cerca e cerca, e scava e scava, e scava e scava, e cerca e cerca, ma del tesoro non c’era nessuna traccia.

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Dopo una notte intera di scavare e cercare, il Topo e lo Scarabeo, stanchi e avviliti dissero: “Non esiste nessun tesoro in questa montagna” e presi dalla rabbia lasciarono lì la Lucciola e scapparono via, ma nel frattempo il Motemagno si era ripreso e…… allungata la sua lingua di fuoco, li fece arrosto entrambi.

Saputo dell’insuccesso del Topo e dello Scarabeo Rinoceronte, il trio formato dall’Ape, dalla Vespa e dal Calabrone vollero provare a cercare il tesoro, in tre pensavano, sarà molto facile trovarlo.

Incontrata la Lucciola, le dissero: “Buonasera, Lucciola Generosa, tu che conosci bene questa montagna, ci faresti un po’ di luce per arrivare in cima ed evitare il Motemagno, sarai adeguatamente ricompensata”.

“Oggi è il mio giorno di riposo”, rispose la Lucciola “e mi serve per ricaricarmi, tra l’altro, questa notte la montagna sarà illuminata dalla Luna Mannaggia ed è molto pericoloso salire”, ma il Trio col Pungiglione insistette molto, si sentivano fortissimi ed erano anche armati sino ai denti.

La Lucciola, pur sapendo che si poteva esaurire dalla stanchezza e perdere completamente la sua luce disse: “Io sono una semplice Lucciola, il mio compito é di illuminare la montagna quando manca la Luna Mannaggia vi darò una mano ma, non appena spunta la luna, dovete continuare da soli”.

Il Trio col Pungiglione accettò con entusiasmo si sentivano forti e pensavano, in tre troveremo sicuramente il tesoro.

La Lucciola, incominciò a salire e illuminare la strada ma, la sua luce non era sempre accesa, ogni tanto si spegneva, la stanchezza era in agguato, questo doveva essere il suo giorno di riposo.

I tre compari volavano intorno alla Lucciola e incrociando il loro pungiglione dicevano: “Tutti per uno, uno per tutti” sembravano i Tre Moschettieri.

Erano a buon punto ma, ecco che la luna Mannaggia incominciò a fare capolino dalla montagna.

“Non posso proprio andare avanti” disse la Lucciola “sta arrivando la luna Mannaggia dovete sbrigarvela da soli”.

L’Ape, la Vespa e il Calabrone incrociarono di nuovo il loro pungiglione e… “tutti per uno, uno per tutti all’attacco” ma, il Motemagno, con l’aiuto della luce della luna Mannaggia, aveva visto benissimo i tre individui e…con una precisione chirurgica bruciò per primo le ali per non farli volare, dopo bruciò il pungiglione per non farsi attaccare, e infine li fece cadere in una fumante colata di lava.

Avevano fatto davvero una brutta fine!

Ormai nella montagna tutti sapevano della fine che avevano fatto il Topo Campagnolo, lo Scarabeo Rinoceronte e il Trio col Pungiglione e c’era poca voglia di cercare il tesoro, ma la Pulce, la Zanzara Tigre e la Zecca vollero fare la prova.

Il coraggio e la cattiveria di tutte e tre era insuperabile, non per niente erano chiamati il Trio Succhiasangue; quando succhiano il sangue si attaccano, e non mollano la presa a costo di morire.

La notte successiva si misero alla ricerca della Lucciola e non appena la incontrarono le dissero: “Salve Lucciola, tu che conosci bene questa montagna, ci faresti un po’ di luce per arrivare sino alla radura ed evitare il Motemagno? Avrai la tua giusta ricompensa”.

La Lucciola stava recuperando le sue forze, aveva saltato il suo giorno di riposo e si sentiva molto stanca, sicuramente non sarebbe riuscita a scalare ancora una volta la montagna ma, il suo compito era di illuminare la montagna e non era capace di dire di no.

“Vi aiuterò” – disse la lucciola – “ma sono molto stanca e ogni tanto dobbiamo riposarci per recuperare un po’ di forze”.

Iniziarono lentamente a scalare la montagna e più salivano, più la lucciola perdeva le sue forze e la sua luce.

Sentiva che si stava esaurendo dalla stanchezza.

Intanto il Trio dei Succhiasangue si fregava le zampe: “Saremo noi a trovare il tesoro”- dicevano tra di loro.

La Lucciola con fatica continuava a salire, la sua generosità non la faceva fermare, ma il Motemagno era ancora in agguato e sentendosi ancora una volta disturbato attaccò senza pietà il Trio dei Succhiasangue.

La Lucciola non ebbe la forza di avvisare i compagni di salita, ormai le sue forze erano al lumicino.

La rabbia del Motemagno era al massimo e scatenò tutta la sua forza: lava, fuoco, fumo ma, il Trio dei Succhiasangue si era accorto in tempo del nemico e cercò di fuggire.

“Presto scappiamo” – disse la Zecca – “confondiamo il nemico, Tu di qua, tu di là!”.

Il Trio scappava, il Motemagno inseguiva e lanciava fumo, lava e fuoco, bruciando tutto ciò che incontrava.

Non fu certo facile per il Motemagno.

Fu una lotta terrificante, sembrava di stare all’inferno.

Dopo una lunga ed estenuante fuga, il Trio andò a infrangersi in un bosco di ficodindia carnivori, mentre il Motemagno continuava a bruciare tutto ciò che incontrava, fino a perdere completamente le sue forze e non potersi più rialzare, tanto da morire bruciato dallo stesso fuoco che aveva appiccato.

La Lucciola che conosceva benissimo la montagna aveva trovato riparo in una piccolissima grotta, si sentiva molto, molto stanca e pensò: “Mi manca poco per arrivare alla radura, lassù mi potrò riposare e recuperare un po’ di forza”. Continuò a salire, ma era allo stremo delle forze.

Arrivata in cima alla montagna andò a sdraiarsi proprio sotto la pietra lunga e affusolata che sembrava volesse indicare qualcosa.

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Le forze la stavano abbandonando, la sua generosità l’aveva portata a dare tutta sè stessa; stava per morire.

In quel momento, mentre era sotto la pietra, si accorse che, in effetti, la pietra aveva la forma di un dito che indicava il cielo, e con le poche forze rimaste osservò con attenzione. Quello che vide la lasciò a bocca aperta, sembrava che fosse stato preparato uno spettacolo unico tutto per lei.

Il cielo era puntellato di un’infinità di stelle luccicanti, Sirio sembrava fargli l’occhiolino, i pianeti avevano improvvisato un balletto di colori, la galassia di Andromeda insieme alle altre, avevano fatto un bellissimo fuoco di artificio, una pioggia di stelle cadenti sembravano volerla rinfrescare, e anche se non poteva vederlo, uno spettacolare campo di gelsomino di notte diffondeva un profumo inebriante.

Adesso, la Lucciola Generosa aveva capito benissimo cos’era il tesoro della montagna! Non era certo un tesoro di oro o pietre preziose, ma era il miracolo della bellezza della natura e quella notte era al massimo del suo splendore.

Mentre osservava con incredulità, non gli sembrava di meritare tutto questo, una voce venne fuori dalla roccia: “Tu sei una semplice Lucciola, con il compito di illuminare la montagna quando manca la Luna Mannaggia, ed hai svolto il tuo compito senza pretendere niente e rischiando la tua vita, questo spettacolo è solo per te! Solo Donando Si Riceve”.

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Gli mancava il respiro, non riusciva a capire se era per via della grande emozione, per l’intenso profumo di gelsomino o per la grande stanchezza e, quando pensava che fosse arrivato il suo ultimo momento, ecco che il cielo incominciò a colorarsi di un arancione chiaro, il sole stava spuntando e il suo primo raggio colpì proprio lei e incominciò a ricaricarla di energia, di luce e di vita.

La sua generosità e il suo attaccamento al dovere erano stati premiati.

Presto si senti più forte e più felice di prima.