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Un regalo speciale

Una bambina stava preparando un suo pacco di Natale.

Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata.

Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato.

“Cosa fai?” – la rimproverò aspramente il padre. “Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costi?”.

La bambina con le lacrime agli occhi si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.

La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò al papà ancora seduto a tavola e gli pose la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo.

“E’ per te, papi” – mormorò.

Il padre si intenerì. Forse era stato troppo duro. Dopo tutto quel dono era per lui.

Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola. Era vuota!

La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose:

“E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota!?”.

Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse:

“Ma non è vuota, papà! Ci ho messo dentro un milione di bacini!”.

Per questo, oggi c’è un uomo che in ufficio tiene sulla scrivania una scatola da scarpe.

“Ma è vuota” – dicono tutti.

“No. E’ piena dell’amore della mia bambina” – risponde lui.

Presa dal web, autore anonimo

 

Il Bambino e il Delfino

Ti presento questa deliziosa favola di Sabrina Di Secli;  in fondo alla pagina trovi anche la versione narrata da Lei stessa in modo magistrale, supportata da un video con dei disegni di ottima fatura!
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Il Bambino e il Delfino

Nelle bellissime acque del mar Adriatico c’era un delfino di nome Martino.

Faceva capriole buffe e sorrideva a tutti gli esseri del mare.
Inoltre era molto curioso delle cose della terra ed era soprattutto attirato dai bambini che giocavano a riva.

‘Chissà come sono i giochi che fanno i bambini, come sono le loro vite e i loro passatempi’
– pensava spesso tra se e se – ma un bel giorno, in una calda mattinata di giugno, i suoi pensieri fecero così tanto rumore che attirarono l’attenzione delle nuvole in cielo.

La nuvoletta Manila che era sempre in prima fila decise allora di aiutarlo: ”Buongiorno simpatica creatura del mare, abbiamo sentito il tuo fantasticare.

La tua curiosità sul mondo è tanto viva, se vuoi potrai parlare con un bambino a riva che ti potrà finalmente raccontare la vita che si vive oltre il mare”

Martino, colto di sorpresa ed emozionato, ringraziò le nuvole: “Grazie nuvole parlanti per il vostro aiuto.
Avete avuto un grande fiuto! Ma come faccio io a parlare e con i bambini comunicare in una lingua estranea al mare?

E allora la nuvola Manila rispose: “Mio caro delfino, ora fai un riposino.
Le meduse del mare ti verranno a svegliare e te lo potranno svelare.
Tutto accadrà magicamente grazie anche al granchio Clemente”

Il delfino non ci aveva capito poi tanto (meduse, granchio Clemente, boh?), decise comunque di fidarsi della saggezza delle nuvole in cielo e si mise subito a riposare in attesa del felice evento.
Non vedeva l’ora di parlare con un bambino vero!

Il suo sonno fu abbastanza a lungo, ma poi, come predetto, le meduse del mare corsero a svegliarlo con una canzoncina: “Sveglia, sveglia delfino sorridente! Sai fare le capriole per attirar la gente.
Forza, forza, potrai comunicare, finora tu conosci la lingua del tuo mare.
Le lingue della terra son cinquemila e più, ma non ti preoccupare che tutto saprai tu.
Appena incontrerai il bambino giusto con lui potrai parlar con tanto amore e gusto”.

Martino ringraziò con gioia e con occhi felici le meduse e si avvicinò verso la riva per avvistare il
bambino che avrebbe parlato con lui.
E tra una nuotata e una capriola sentiva il cuore traboccar di gioia.

Finalmente avrebbe imparato tante cose! Sulla riva vide subito un ragazzino con paletta e secchiello e decise di intonargli un bel ritornello: “La terra e il mare due mondi differenti ma noi possiamo parlar, scambiare sentimenti ed io in questo momento provo un’emozione per questo parlo a te cantando una canzone.

Voglio saper, voglio saper le cose del tuo mondo racconta per piacer
Voglio saper, voglio saper le cose che voi fate e ciò che piace a te”

Il bambino a riva si chiamava Tommaso e non riusciva a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie.
Subito si rivolse a Martino: “Ciao delfino parlante, sei anche un bravo cantante.
Io mi chiamo Tommaso  e guarda un po’ il caso! Lo sai che oggi mi annoio e tutto ciò che più voglio e raccontar tante cose in queste giornate afose”.

Così il delfino Martino chiese a Tommaso di raccontar la vita del suo mondo.
Poi all’improvviso arrivò un granchio con la bacchetta magica; si chiamava Clemente, il granchio sapiente, e, come avevano detto le nuvolette, desiderava aiutare ulteriormente il nostro delfino
protagonista di questa storia.

“Ciao a voi tutti! Son felice di salutarvi e poter anche aiutarvi! Con tre colpi di bacchetta, due a
sinistra e uno a destra una magia potrò fare e tu delfino potrai viaggiare!!
Il bambino darà spiegazioni e tu delfino vivrai le situazioni! Vivrai proprio nei suoi racconti e
allargherai i tuoi orizzonti.

Ti sentirai di starci realmente e non soltanto con la tua mente.
Goditi la magia di un esperienza vera  che  ai tuoi amici racconterai stasera”.
Così, miei cari bambini, si stava verificando proprio quanto avevan detto le nuvolette del cielo: il
delfino aveva conosciuto il  bambino Tommaso e, grazie alle meduse e al granchio, poteva parlare, addirittura vivere le sue avventure ed essere magicamente trasportato nelle varie scene.

Il bimbo Tommaso iniziò così a raccontare il suo mondo e il Delfino a viaggiare nei suoi racconti.
“Ciò che mi regala tante emozioni son le diverse quattro stagioni.
Sono tutte molto belle ed io non sto mai nella pelle!
Estate, autunno, inverno, primavera.

Ogni stagione ha la sua atmosfera.
Quando ad esempio l’inverno arriva, la mia gioia é tanto viva.
Posso andare un po’ a sciare e le montagne esplorare.
Che sensazione di libertà! Con disciplina e in velocità.

Le montagne tutte bianche e le persone mai davvero stanche.
Poi mi piace passeggiare, sciarpa al collo per non congelare.
Il freddo ha la sua bellezza, il fresco vento e la dolce brezza.
Ma il momento davvero speciale  è quando arriva il Natale.
Decoriamo alberi giganti con palline colorate e stelle filanti.
Ci mettiamo sotto tanti regali che non sono mai per tutti uguali.

Quando arriva la primavera c’e una gioia viva e sincera.
Tutta la terra rifiorisce e il cuore di tutti intenerisce.
Si può giocare felici sui prati con canti, capriole e versi stonati.

C’è una festa che è quella Pasquale: è proprio bella come il Natale.
Coloriamo insieme  tante uova ogni decorazione é sempre nuova.
Poi arriva l’ allegra estate ed io vengo al mare tra schizzi e risate.

Si gioca in spiaggia e si sente il calore aria leggera a tutte le ore.
Si fanno i giochi sotto gli ombrelloni, castelli di sabbia da veri campioni.

L’autunno sembra la stagione più triste invece è ricca di emozioni miste.
Le foglie cadono liete e tranquille i camini accesi con fiamme e scintille.
La scuola riapre e impariamo a scrivere testi e storie per poter ben vivere e coi numeri, sai, operazioni si possono fare: aggiungere, dividere, sottrarre e moltiplicare.

Poi in autunno ci sono feste divertenti, ad Halloween, ad esempio,  streghe con due denti.
É la festa del dolcetto o scherzetto? Ogni travestimento è sempre perfetto, dappertutto zucche gialle e arancioni, che fanno paura ai più fifoni.

Io avevo un vestito da pirata e ho partecipato alla gran sfilata.
Tommaso fece une breve pausa poi continuò cambiando tono di voce: “Ogni stagione è in realtà bella, il mondo tutto é un dono ma,  tutti i santi giorni io chiedo il perdono.

La natura spesso non viene rispettata e la sua ribellione arriva inaspettata, poi siam anche forti e possiamo ben capire  e se la rispettiamo si mette a rifiorire …”

Il delfino non poteva credere alla bellezza di tutto ciò che stava imparando; in poche ore aveva vissuto un’esperienza molto particolare: comunicare con un bambino umano, immaginarsi le feste e le sensazioni e aveva anche imparato che il mondo là fuori non era purtroppo così perfetto come lo immaginava.

Tommaso,  intanto era felice e promise  che un giorno avrebbe raccontato le avventure del mare e, magari con l’aiuto del granchio Magico, anche Tommaso avrebbe viaggiato nei suoi racconti.

Fece una grandissima acrobazia e salutò il bambino tornando tra i fondali del suo mare.
Quando arrivò, gli amici polipetti erano lì che lo aspettavano per ascoltare il suo magico racconto.
Furono estasiati nell’imparare tante nuove cose e lo ringraziarono silenziosamente.

Poi il delfino andò a dormire e quella sera fece un gran bel sogno.

COMETA, la slitta e la scuola di volo – Seconda parte

 

Eccoci qui per la seconda parte della nostra storia in cui la renna Cometa e i suoi amici Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato e Cupido continuano i loro studi per imparare a volare.

Dopo le vacanze estive, passate ognuna con la propria famiglia, tutte le renne rientrarono a “Santa’s Flight” e occuparono la fantasmagorica aula del secondo anno.

Era molto speciale, e per tanti motivi: vuoi perché era più grande, vuoi perché loro erano più grandi, vuoi perché si trovava a un piano più alto della scuola e vuoi perché leggere quel “2” sulla porta di quell’aula faceva sentire più bravi e più importanti Cometa e i suoi amici, che, ormai, sono anche nostri amici.

La seconda classe era sicuramente più difficile della prima, ma era così bello sapere di essere già a metà strada, visto che mancava solo un anno e mezzo al primo volo nella Notte Santa, che tutte quelle ore di studio in cielo e in terra, erano diventate piacevoli.

Questo anche perché la sera, finiti tutti i compiti, le piccole renne potevano giocare ai loro giochi preferiti: Acchiapparenna, Renna comanda color, Pignavolo, Salto alle corna, Volta Ren, Torneo di scalcio, Pignacola, Rennacraft, Zampa libera tutti, Bowling di neve e tanti altri.

Le ore di lezioni di volo erano sempre di più, e le nostre allieve renne ora non volavano più da sole, ma a coppie.

Ogni settimana Icaro, l’insegnante, sceglieva a due a due le renne che dovevano allenarsi insieme e la settimana dopo le coppie venivano cambiate.

Un po’ come accade nelle scuole dei cuccioli d’uomo, quindi, forse, capita o è capitato anche a te che stai leggendo, in cui i maestri scelgono i vicini di banco e poi dopo un certo numero di giorni vengono cambiati i posti.

Non era per niente facile volare in due: c’era chi voleva andare a destra e chi a sinistra, chi voleva volare più veloce e chi più piano, chi cercava di volare più su e chi, invece, voleva volare più in basso.

Bisognava mettersi d’accordo ed era un grande caos; infatti, a guardare da lontano quelle piccole slitte a due che portavano le nostre renne, sembrava di vedere qualcosa che volava all’impazzata come quando si toglie il dito ad un grosso palloncino gonfiato ad aria e questo inizia a svolazzare di qua e di là senza controllo (se non avete mai provato vi consiglio di farlo: andate a gonfiare un grande palloncino e poi non annodatelo e lasciatelo scappare dalle mani. Divertimento assicurato!).

Icaro si arrabbiava tantissimo e volavano altre cose, oltre alle slitte impazzite: tante note sui diari.

In realtà, pur sembrando delle renne ubriache che sbandavano nel cielo, cosa impossibile perché bevevano solo acqua o tuttalpiù latte, Cometa e gli altri suoi compagni imparavano molto durante questi voli un po’ pazzi: a conoscersi.

Tutte loro, ad esempio, ormai sapevano che: – Saltarello amava saltare nel cielo, quindi chi volava con lui doveva avere un volo più leggero e senza scatti, perché ne faceva già fin troppi lui, altrimenti, il povero Babbo Natale, se fosse salito, avrebbe vomitato tutto il cenone della vigilia, pandoro compreso

– Ballerina amava danzare nel cielo, quindi chi volava con lei doveva stare ai suoi passi e farsi guidare, altrimenti succedeva come a due ballerini che non sono molto bravi a danzare insieme e si pestano i piedi durante i passi di danza. Fa molto male, credetemi

– Cupido si innamorava di ogni cosa bella che vedeva mentre era in volo, quindi chi volava con lui sapeva che doveva cercare di distrarlo e, se non ci riusciva, di tenere il controllo, perché la renna, innamorata persa ad ogni secondo, si imbambolava e non pensava più alla slitta, che rischiava di precipitare

– E così via… Più passava il tempo e più le slitte a due iniziavano a volare meglio; quando Icaro vide che tutte le coppie di renne riuscivano a compiere dei voli bellissimi insieme, decise che il momento era arrivato: il secondo esame, cioè la prova che, se superata, faceva passare al terzo ed ultimo anno di scuola.

Cometa era la più piccola e fu la prima a essere legata alla grande slitta, uguale identica a quella di Babbo Natale; poi via via, in ordine crescente, cioè dalla più piccola alla più grande, furono legate anche tutte le altre sette renne.

Per superare l’esame, la grande slitta trascinata da tutte le otto renne della classe, doveva partire dal posteggio delle slitte in Via del Volo, fare un lungo percorso tra i tetti del paese vicino e tornare indietro al punto di partenza; ma la cosa più difficile era che la scia luminosa che tracciava nel cielo la slitta magica nel suo volo, che era come quella bianca degli aerei soltanto che era dorata e glitterata, doveva essere armoniosa e lasciare un bel disegno.

La prova iniziò.
Cometa e i suoi amici si erano allenati a due a due, ma tutti insieme mai; riuscire a sentirsi tutti quanti e a capire cosa sta facendo uno e cosa sta per fare l’altro era difficilissimo.

Era ancora più difficile di quando, a musica, ognuna di loro suonava il proprio campanello e tutti insieme dovevano formare una melodia.

Sembrava di essere in un luogo con molta gente in cui ogni persona parlava e tu, che parlavi a tua volta, dovevi ascoltare e capire cosa dicevano tutti gli altri in mezzo a quella confusione.

La slitta non stava andando molto bene e le piccole renne erano nervose; e più si innervosivano più perdevano la calma, e più perdevano la calma più perdevano la concentrazione, e più perdevano la concentrazione più non si sentivano tra loro, e più non si sentivano tra loro più la scia della slitta era uno scarabocchio.

Finalmente la voce di Icaro si fece sentire e le aiutò, dicendo queste parole: “calma e armonia sono buone amiche, dove c’è una c’è l’altra.

Avete perso la calma perché eravate abituate a stare in poche, a due a due, a stare nel vostro piccolo cerchio; allargatelo questo cerchio ora.

Quando siete venute qui in questa scuola, eravate abituate a stare con la vostra famiglia e non sapevate stare con le vostre compagne; pian piano avete imparato a stare insieme e ora siete amiche inseparabili.

Nella vita accade sempre così.
Imparate ad allargare il cerchio in cui state.

Dopo aver ascoltato queste parole, Cometa e le altre renne compresero l’insegnamento e ognuna di loro allargò il proprio cerchio, finché quella slitta non diventò un unico grande cerchio che volava con armonia. E la scia scintillante non lasciò solo un bel disegno, ma scrisse anche una bellissima parola: UNIONE.

La prova fu superata; il bello di questo esame era che o lo passavano tutti, o nessuno.
Non c’erano vincitori o perdenti.
C’era la squadra intera, che era pronta oppure no. E si era dimostrata pronta.
Passarono quindi al terzo livello, che per loro era l’ultimo anno di scuola.

In terza giunsero per loro nuove sfide e nuovi esami da superare, ma questa è un’altra storia e noi siamo giunti alla fine della seconda parte del racconto; durante la vostra attesa di qualche giorno per poter proseguire la lettura di questa storia fantastica, vi consiglio di fare tesoro dell’insegnamento imparato, direi piuttosto in fretta, da Cometa e dai suoi amici.

RIUSCITE VOI A VIAGGIARE NELLA CALMA ALLARGANDO IL VOSTRO CERCHIO FINO A SENTIRE LA SQUADRA, CHE È L’UMANITÀ INTERA, IN MODO DA POTER RAGGIUNGERE IL VOSTRO TERZO LIVELLO?

Fine seconda parte

Elisabetta de Michele