
Ogni anno, viene dedicata una giornata per la sensibilizzazione alla donazione degli organi.
Il mio pensiero, quando penso alla donazione è sicuramente a Gesù.
Gesù, si è donato completamente per salvare l’umanità.
Donare la propria vita, questo è il massimo della donazione.
TRANQUILLI!!!
Non ho intenzione di parlare di Gesù, non ho le competenze per farlo.
Io, molto semplicemente, scrivo storielle per bambini e di questo voglio parlarvi, ma prima mi chiedo:
· A che serve, una giornata per la donazione?
· Quello che si fa’ in questa giornata, serve davvero?
Come tutte le giornate di ricorrenze o di ricordo, si mettono in moto una serie di attività, promosse anche da istituzioni importanti.
Tutti ne parlano; televisioni, giornali, mass media in generale.
Tutti fanno qualcosa: Film, dibattiti, conferenze, tavole rotonde.
Si ha la netta sensazione che tutto andrà a posto, che tutto verrà fatto, ma….il giorno dopo???
Quanto resta, dopo questa attività frenetica e soprattutto, ciò che si fa’ è veramente efficace??’
Ciò che ci si è promesso, sarà fatto?
La mia opinione e soprattutto la mia esperienza mi fa dire che, passata la “sbronza” di tutto il gran parlare, il gran da fare e le grandi promesse, poco rimane, tranne qualche esaltato e qualche associazione con motivazioni vere, che continua a credere e a fare per tutto l’anno.
Per lasciare un segno e far si che le cose cambino, bisogna impegnarsi nella routine quotidiana.
L’unica possibilità e di intervenire a livello educativo, solo questo può fare la differenza.
Soltanto educando la sensibilità dei bambini si possono cambiare i “grandi”.
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Questa è l’unica opportunità che abbiamo.
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Mi vengono in mente tante storielle ma, questa poesia di Cleonice Parisi e questo racconto di Paulo Coelho mi sembrano particolarmente significativi.
Quel che resterà di me
A te che non so chi sei
che soffri nel silenzio di un lettino,
che spesso non hai nessuno vicino.
Non so cosa darei
per non lasciarti li dove sei.
***
A te che non so chi sei
che vivi nel dolore in tutte le ore
che non senti più di nulla il sapore.
Non so cosa darei
per non lasciarti li dove sei.
***
Ma ora che il tramonto è vicino
io torno ad essere un bambino
e prima che sia finita
donarti voglio la mia vita.
***
Ora so cosa farei
per non lasciarti li dove sei
i miei organi ti donerei.
Cleonice Parisi
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LA NUVOLA E LA DUNA
Una nuvola giovane, giovane appena nata da una grande tempesta del Mar Mediterraneo, faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri.
Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono:
“Corri, corri,! Se ti fermi qui sei perduta”.
La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti .
“Cosa fai? Muoviti!”, le ringhiò dietro il vento. Siamo diretti al centro dell’africa, dove ci sono montagne e alberi meravigliosi.
Ma, ribelle per natura, la nuvoletta non ubbidì, aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E a poco, a poco si abbasso, planando leggera come una brezza dolce e generosa fin sopra la sabbia. Le dune, sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento.
Dopo averle sorvolate a lungo, notò che una duna le stava sorridendo “Ciao” le disse. Era una nuvola molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma.
“Buongiorno. Io mi chiamo Ola”, si presentò la nuvola.
“Io, Una”, replicò la duna.
“Come si vive laggiù in basso”.
“Be’, in compagnia delle altre dune, del sole, del vento e delle carovane che, di tanto in tanto, si trovano a passare da queste parti. Talvolta c’è un gran caldo, ma si riesce a sopportarlo.
E come si vive lassù in alto?
Anche qui ci sono il sole e il vento. Grandi corse nel cielo ed il vantaggio di conoscere tante cose.
“Per me la vita è molto breve, disse la duna, quando il vento tornerà dalla foresta io scomparirò”.
“E questo ti rattrista?”.
“Un po’. Mi sembra di non servire a niente”.
“Anch’io vivo qualcosa di simile. Appena arriverà un nuovo vento, sarò spinta verso sud e mi trasformerò in pioggia. Eppure questo è il mio destino”.
La duna esitò un attimo, poi disse: “Lo sai che, qui nel deserto, la pioggia viene chiamata Paradiso?”.
“Non sapevo che mi sarei trasformata in qualcosa di così importante”. Disse la nuvola, orgogliosa.
“Ho sentito varie leggende raccontate dalle dune più vecchie. Narrano che, dopo la pioggia, ci ricopriamo di cose meravigliose che si chiamano erba e fiori”.
“Probabilmente io non saprò mai cosa significa tutto questo, qui nel deserto piove assai di rado, ” concluse mestamente la duna.
Stavolta fu la nuvola a mostrarsi esitante. Ma, dopo un momento si aprì in un sorriso e disse: “Se vuoi, posso inondarti di pioggia. Benché ti conosca appena, sono innamorata di te e, vorrei restare qui per sempre”.
Anch’io mi sono innamorata di te, fin da quando ti ho visto per la prima volta in cielo, replicò la duna.
“Ma se tramuterai in pioggia la tua bella chioma bianca, finirai per morire”. Disse la duna
“l’amore non muore mai” “Si trasforma. E io voglio mostrarti il Paradiso. E così la piccola nuvola si lasciò cadere sulla duna, accarezzandola con piccole gocce di pioggia.
Rimasero uniti per lungo tempo, …………….finchè apparve un arcobaleno……………Il giorno dopo la piccola duna era fiorita.
Le nuvole dirette verso il centro dell’Africa pensarono che quello fosse l’inizio della foresta di cui erano in cerca e riversarono altra pioggia.
Vent’anni dopo, la piccola duna si era trasformata in un’oasi che ristorava i viaggiatori con l’ombra dei suoi alberi.
E’ questo perché, un giorno una piccola nuvola non aveva esitato a dare la propria vita per amore.
Paulo Coelho