E tu che lingua parli?
“Tante più le lingue che parli, tanta più la tua umanità” Proverbio dell’Europa centrale.
Tutti gli esseri umani sono dotati di un capitale genetico che permette loro di acquisire il linguaggio.
Pertanto, per imparare a parlare, ogni bambino deve essere messo nella condizione di esercitare questo dono, deve, cioè, poter innescare quello che lo psicanalista D.N.Stern chiamava “accordo affettivo” interagire con qualcun altro che attivi il processo di acquisizione del linguaggio.
Ciò che condiziona l’apprendimento del linguaggio è il DESIDERIO di COMUNICARE con la MAMMA e con le altre figure di riferimento.
Il periodo che va da 0 a 3 anni è fondamentale per l’acquisizione del linguaggio. 🙂
Alcuni studi hanno dimostrato che una maggiore attenzione rivolta al linguaggio da parte dei genitori, dei familiari e del personale dei nidi d’infanzia, durante questo stadio di sviluppo, favorisce lo sviluppo successivo delle competenze linguistiche e comunicative.
È stato dimostrato che più un bambino viene esposto a un vocabolario ricco e a una sintassi complessa, più rapidamente acquisisce la capacità di esprimersi.
È importante per il bambino udire il linguaggio veritiero dall’adulto.
Dobbiamo perciò parlare, e sforzarci di comunicare al bambino come siamo abituati nella nostra vita quotidiana e non adoperare un linguaggio studiatamente infantile…il cosiddetto “bambinese” (“guarda la brum”;”mangia la ciccia o carnina”; “il bau”; etc…). 🙂
Ciò non significa che dobbiamo rivolgersi ai bambini come se fossero adulti: sarebbe utile parlare lentamente e in modo chiaro, dando un particolare accento alle intonazioni.
Che cosa significa essere BILINGUI? “Come sono fortunati i bambini francesi… parlano francese da quando sono nati” Detto Piemontese.
Io ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia bilingue, mamma francese e papà italiano, e ho potuto assaporare due lingue accompagnate da due gestualità e da interazioni differenti.
La mia mamma, mentre cresceva me e mia sorella, era intenta ad apprendere la lingua italiana, ma non per questo ha smesso di trasmetterci parole, canzoni e modi di fare ed essere tipicamente francesi.
Per questo motivo posso classificarmi come una bilingue precoce.
Ancora mi ricordo quando mia madre mi cantava e gesticolava:
“Ansi font, font, font
Les petites marionettes
Ansi font, font, font
Trois p’tits tours
Et puis s’en vont”
“Così fanno, fanno fanno
Le piccole marionette
Così fanno, fanno fanno
Tre piccoli giri
E poi se ne vanno”
Per diversi anni io non ho parlato francese…mia mamma comunicava con me “en français” ed io tranquillamente, rispondevo in italiano.
È come se avessi rifiutato la lingua madre, anche se era ovvia la mia comprensione; poi crescendo ė esplosa una voglia immensa di comunicare e di esprimermi.
L’attesa del primo figlio/a mi spinge a voler donare anche a lui/lei questo “regalo culturale”… potersi esprimere in due lingue può significare dover scegliere la lingua adatta a ciascun interlocutore, a ciascun luogo, a ciascuna situazione, e questo può essere fonte di ricchezza, perché la padronanza di lingue amplia le frontiere e il mondo si allarga di conseguenza.
Come diceva il pedagogista Rudolf Steiner: “Ogni lingua dice il mondo a modo suo.
Ciascuno edifica mondi e anti-mondi a modo suo. Il poliglotta è un uomo più libero”.