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I bambini farfalla ci volano nel cuore

I BAMBINI FARFALLA CI VOLANO NEL CUORE

LA CONQUISTA DELLA ROSA.

Il tiepido tocco della primavera le aveva destate.

Leggere, colorate, delicate, agghindavano la nuova stagione di armonia.

Avevano iniziato il loro volo, adagio, a piccoli, brevi voli circolari sul prato.

Minuscoli graziosi volteggi: per atterrare sulle corolle di fiori morbidi e tenui, dove trovare ristoro.

Non osavano posarsi sulla rosa, le spine dello stelo, le spaventavano.

Se le avessero solo sfiorate, la sottile, fragile pellicina delle loro ali si sarebbe rovinata irrimediabilmente.

La rosa era così bella però, ne avrebbero voluto fiutare la fragranza, ne avrebbero voluto

percepire la morbidezza, avrebbero voluto riempire i suoi petali di carezze.

Ma lo stelo carico di spine era un ostacolo che le intimoriva.

Sulla corolla di una margherita bianca, la farfalla Iris, sfoggiava i suoi stupendi colori, e pensava. Guardava con ammirazione la rosa rossa a pochi passi da lei. Meditava su come poter planare sui quei petali vellutati, senza incontrare le spine acuminate.

Era così vicina alla rosa, sarebbe bastato un minuscolo volettino per poterla raggiungere, ma il timore glielo impediva.

Dalla sua panchina, Giulio guardava la piccola farfalla.

La mamma lo accompagnava spesso su quel prato e lui si divertiva ad osservare ogni filo d’erba ed ogni piccolo animaletto dell’ habitat.

Era felice Giulio, di essere lì, anche se non poteva correre e camminare come gli altri.

Le sue gambe erano a riposo fin dalla nascita.

Era veramente bella quella farfalla, un esemplare raro, forse unico, aveva i colori dell’arcobaleno, non ne aveva mai viste di così particolari, neppure sul libro di farfalle, che gli aveva regalato il babbo.

Eppure c’erano ben trecento esemplari.

Mentre la osservava con interesse, percepì che c’era qualcosa che angustiava il piccolo insetto.

Si fece trasportare dalla mamma, vicino alla margherita.

La farfallina aveva le antenne rivolte in giù, e la testina voltata verso la rosa.

-Vuoi volare sulla rosa? -chiese Giulio. -Vai, spicca il volo e raggiungila”

La farfalla rimaneva ferma e malinconica, con le zampette aggrappate alla margherita che godeva della sua compagnia.

Giulio, la guardava senza capire.

Poi appoggiò lo sguardo sulla rosa, percepiva il suo tenue profumo, e la visione di quel superbo fiore ebbe il potere di rasserenarlo.

-Vai farfallina vola!- Ripeteva Giulio ad Iris, -la rosa ti aspetta!-

La farfalla lo guardava, ma rimaneva ferma.

Il ragazzino, comprese che c’era qualcosa che impediva ad Iris di trovare il coraggio di prendere quella decisione, rimase per un momento sconcertato.

Le spine della rosa di un luminoso verde, spiccavano sul bellissimo fusto eretto, e le conferivano un fascino particolare.

Nonostante fossero troppo affilate e pronte a pungere chiunque si avvicinasse loro, senza la dovuta cautela.

-Perché tu che sei la regina dei fiori hai queste spine così appuntite?”- Chiese Giulio alla rosa.

– Servono per difendermi dagli animali erbivori, rispose il magnifico fiore

-Posso togliertene solo due? Sai quelle più in alto, proprio vicino a te! Così Iris potrà raggiungerti senza rischiare di ferirsi-

La rosa annuì, ammaliata dal tono gentile del ragazzo, che con l’aiuto di mamma Silvia, tolse con delicatezza, solo due spine al fusto, come promesso.

Non aveva ancora terminato, l’operazione, che la farfalla dalle ali arcobaleno, si era già adagiata sulla rosa, con le antenne rivolte verso il cielo, ed i colori splendenti di felicità.

La rosa aveva intensificato il suo colore arancio da far invidia al sole d’agosto.

La contentezza, della farfalla e della rosa, arrivò a Giulio in un’ ondata di calore. Un’ondata di soddisfazione lo pervase.

Sulla sulla sua faccia, un sorriso partì dall’orecchio destro, fino al sinistro.

Un tenue raggio di sole, carezzava farfalla e rosa, per atterrare sul corpo di Giulio in un abbraccio di luce.

Serenella Menichetti.

L’uccellino che non voleva volare

Un uccellino, di nome Piuma, aveva paura di volare.

I genitori avevano provato in tutti i modi ma non c’era nulla da fare, la paura lo bloccava e se si insisteva cominciava a tremare.

Lo portarono dal Dottor Gufo.

gufetto

In attesa di entrare a far la visita videro, seduto per terra, un topino con una benda sugli occhi, perché un gatto birbone, che girava continuamente nei boschi,  lo aveva graffiato e non ci vedeva più.

Mentre aspettavano il loro turno Piuma e il topolino parlarono di tutto e divennero amici.

Quando fu il turno dell’uccellino di entrare si salutarono con la speranza di rivedersi.

Il Dottor Gufo  lo visitò bene, esaminò le ali, e rimase meravigliato del fatto che l’uccellino non volasse, ma, ahimè, non aveva consigli da dare: mamma e papà avevano già fatto tutto quello che lui avrebbe consigliato.

uccellino

Le giornate andavano avanti senza che l’uccellino facesse progressi, stava tutto il giorno sull’albero o dentro il nido, a dormire e a guardare mentre i suoi fratellini volavano da mattina a sera.

Un bellissimo giorno d’estate Piuma, mentre stava sdraiato sul ramo beatamente al sole, vide passare sotto l’albero il suo amico topolino.

Era lui, impossibile sbagliarsi, con la sua andatura cauta e lenta, incespicando continuamente contro qualcosa.

topolino

Per farsi notare fece per eseguire un bel cinguettio ma con la coda dell’occhio intravide il solito grasso gatto che si avvicinava piano piano, pronto a saltargli addosso.

Che fare??? Se lo avesse chiamato non sarebbe servito a nulla, il topolino non poteva correre veloce non vedendoci, c’era solo una cosa da fare……..Aprì le ali e in picchiata volò giù in testa al gatto che, non aspettandoselo, fuggì spaventato.

 

 

Il topolino era salvo grazie a lui. Da quel giorno furono inseparabili, dove andava uno andava l’altro, divennero due grandi amici e Piuma da quel giorno lo protesse sempre, sapendo che doveva tutto a quel simpatico topino.

Per lui aveva imparato a volare e come era bello farlo!

Lucia Barabino

Favola – La notte di Halloween

1La notte di Halloween.

Era una notte particolare. La luna splendeva anche se alcune nuvole la oscuravano in alcuni momenti.

Lillo la guardava da dietro i vetri della finestra della sua camera.

Gli alberi erano mossi dal vento e producevano suoni poco invitanti.

Si raccolse per bene nel suo pigiama caldo; la voce della mamma e del papà che si preparavano per andare a letto lo rassicurarono.

Nessun mostro o vampiro sarebbero mai potuti entrare in casa.
Si infilò sotto le coperte aspettando il solito bacio della buonanotte della mamma e la carezza fra i capelli del papà.

– Buonanotte Lillino
– Buonanotte mamma
– Notte Lillo
– Notte, notte papà

Click. Luce spenta.

2La camera verde e bianca ora era al buio, Lillo non riusciva a distinguere niente, chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

Sognò di trovarsi in un bosco pieno di ragnatele danzanti e alberi parlanti.

La terra profumava di caldarroste e pastafrolla, la luna era sempre li ma ecco che ad un tratto spuntò da un pozzo un gatto dai baffi lunghissimi e gli occhi viola; Indossava un lungo mantello nero annodato al collo grassottello e un paio di stivali cosi alti da arrivargli quasi alla vita.

– Benvenuto Lillo!
– E tu chi sei? Come fai a sapere come mi chiamo?
– Sono Federico, il gatto del “Paese delle ombre”, custodisco i sogni che al risveglio i bambini e i grandi non riescono a ricordare.
– E ci sono anche i miei?
– Si! Certo! Ci sono tutti.
– E sai dove sono?
– Si!.Ma non posso dirtelo! Devi essere tu a trovarli.
Lillo iniziò a cercare sotto le piante, fra i cespugli, fra le foglie.

Niente di niente ma, non si arrese, voleva trovare i suoi sogni e portarseli con se.

Camminò lungo un sentiero di ciottoli bianchi come confetti e in fondo trovò una piccola casa rossa dove dal comignolo usciva del fumo… Doveva esserci qualcuno… bussò con il cuore in gola per lo spavento misto alla curiosità.

Toc toc! Si accorse che la porticina era appena socchiusa.
Entrò.

In un angolo della stanza c’era un camino e su una sedia bassa e larga, c’era seduta una fata; Aveva i capelli di tutti i colori dell’ arcobaleno ed era vestita di bianco.
imagesUn filo d’oro intorno alla vita e scarpine anch’ esse dorate. Teneva in mano un’ ampolla di vetro.
– Ciao Lillo! Ti aspettavo
– Anche tu, come il gatto, sai il mio nome. Tu chi sei?
– Sono la fata del “Paese delle ombre”.

Restituisco i sogni ai bambini che credono si possano avverare ed anno coraggio per tornare qui a riprenderli.

Tu lo hai avuto, perciò te li restituisco tutti.

Non dimenticare mai di farli brillare alla luce del sole e di amarli sempre anche nelle notti più buie, come questa.

– Te lo prometto fatina.

La fata aprì l’ampolla , ci soffiò dentro e ne uscì un arcobaleno…i sogni di Lillo.

Ci saltò su e lo condusse nel sonno fino al risveglio.

Aprì gli occhi, il sole splendeva e un arcobaleno nasceva all’ orizzonte.

Era la notte di Halloween.

Ursula Colosi

PS per finire una grande realizzazione di Walt Disney su una composizione di Camille Saint Saens. Danza Macabra e…mi farebbe piacere leggere un tuo  commento, fallo adesso cliccando QUI