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Il cinghiale e la volpe

 

Un cinghiale stava mettendo a filo di taglio le zanne, e s’adoperava contro la corteccia di un faggio. Passò di lì una volpe che restò a guardarlo.

Il cinghiale incurante del nuovo spettatore, la volpe, continuò ad affilare le zanne con tanta forza e precisione da scuotere tutto, albero e cespugli intorno.

Che fai, signor cinghiale, ti affili le zanne, – disse la volpe – ma qui non c’è l’ombra di un solo predatore che possa cacciarti.
Perché ti dai tanto da fare con quelle zanne? Carissima Volpe, se ci pensi benino, troverai la risposta, facile facile. – Replicò il cinghiale – se qualcuno mi dovesse cacciare, predare, attaccare, non avrei certo il tempo per affilarmi le zanne ma, se le avrò pronte, potrò farne buon uso.

Previdenza è sempre la miglior difesa.

La favola ci insegna che dobbiamo prepararci prima che i pericoli ci sorprendano.

Un regalo speciale

Una bambina stava preparando un suo pacco di Natale.

Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata.

Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato.

“Cosa fai?” – la rimproverò aspramente il padre. “Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costi?”.

La bambina con le lacrime agli occhi si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.

La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò al papà ancora seduto a tavola e gli pose la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo.

“E’ per te, papi” – mormorò.

Il padre si intenerì. Forse era stato troppo duro. Dopo tutto quel dono era per lui.

Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola. Era vuota!

La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose:

“E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota!?”.

Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse:

“Ma non è vuota, papà! Ci ho messo dentro un milione di bacini!”.

Per questo, oggi c’è un uomo che in ufficio tiene sulla scrivania una scatola da scarpe.

“Ma è vuota” – dicono tutti.

“No. E’ piena dell’amore della mia bambina” – risponde lui.

Presa dal web, autore anonimo

 

BABÀNJA (favola della befana)

In un paese lontano, in mezzo a una vallata c’era una bella casetta, nel verde e isolata.
Lì ci abitavano due gran belle persone: una dal corpo sfiorito, l’altra un bocciolo in fiore.

La piccola Anja la sua nonna aiutava e gli alberi e i campi innaffiava e curava.

Un triste giorno la vecchia Babcia sparì, e lasciò ad Anja una lettera, con scritto così: “Ricorda: l’albero del campo più alto di tutti innaffialo alla sera, darà sempre buoni frutti; l’albero invece che sta in mezzo al giardino, darà frutti cattivi, bagnalo sempre ogni mattino.

Sono importanti entrambi, capirai un giorno il perché, presto li sentirai parlare, ma non avrai bisogno di me: sei quasi pronta, lo sento, saprai che cosa fare; ti sto lasciando sola per poter imparare, ma quando tutto sarà compiuto tornerò da te, sei la mia piccola stella, la più splendente che c’è”.

-Nonna ma ti avevo chiesto una storia sulla befana!
-Certo Annina, fammi continuare e vedrai.
-Mi avevi anche detto che era una storia vera.
-È così mia cara. Dov’ero rimasta?

-Alla fine della lettera che ha lasciato la Babcia
-Ah sì ecco; dunque: I giorni passavano e la piccola Anja sempre innaffiava, mentre l’autunno stava per finire e l’inverno arrivava.

I primi giorni di dicembre ecco che qualcosa cambiò: vicino a ognuno dei due alberi un grosso cesto spuntò.
“Serviranno per raccogliere i frutti”,  Anja pensava, ma cercando sugli alberi, ancora non ne trovava.

Il dieci di dicembre Anja in giardino si spaventò: dai due alberi da frutta qualcuno parlò.

Si udivan tante voci, in lingue differenti parlavan tutte insieme, che baccano, accidenti! Erano i bambini di tutto il mondo intero, che facevano nel sonno un discorso sincero, confessando di quell’anno le belle e brutte azioni e dichiarando per il nuovo anno le loro intenzioni.

Anja li ascoltava sempre dopo che aveva innaffiato e un dì si accorse che sui rami qualcosa era spuntato…

Erano forse quelli i frutti? Sembrava una follia, ma ecco che dal cielo tornò la Babcia, come per magia.

Mise nelle ceste i frutti, e la piccola Anja l’aiutava mentre spiegazioni a raffica le domandava; tra un frutto di carbone e frutti di gelée alle more, la Babcia le disse soltanto queste parole: “Piccola Anja prenderai il mio posto, ormai hai imparato; porterai ai bambini il frutto di ciò che han seminato.

L’Epifania ricordati è la manifestazione semplicemente dell’azione e dell’intenzione”
-Fine della storia Annina.
-Ma allora nonna quella era la Befana! –

Così sembra -E quindi siamo noi, nel sonno, che le raccontiamo quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo intenzione di fare! -proprio così -e lei fa crescere i nostri frutti -siamo noi che li facciano crescere, lei ce li porta, manifestando a noi le nostre intenzioni.

Questo è il messaggio importante della storia: LA CALZA È TUA, NON L’HA MESSA LEI E CI TROVI DENTRO QUELLO CHE SEI!

-Non è di certo una storia vera però, mi hai imbrogliata Nonna Anja si alzò e prese una vecchia fotografia dalla mensola; sopra c’erano due figure femminili abbracciate.

Quanto le mancava la sua Babcia! Ora anche lei era nonna, era Babànja, e presto a sua nipote avrebbe dovuto insegnare un mestiere.
Per oggi le aveva dato la prima lezione. La più importante.

-Elisabetta de Michele-