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Il sole e la luna

Da soli non si va da nessuna parte, anche il sole pur nella sua potenza ha bisogno della luna per riposarsi ed essere splendente ogni giorno.

Tutti abbiamo bisogno di una mano o di un aiuto anche i più potenti, questa è la metafora di questa breve favola.

 imagesIL SOLE E LA LUNA

Il Sole ogni mattina inizia la sua corsa nel cielo, ma per salire in cielo non ci sono scale, così si deve arrampicare piano, piano e con molta fatica.

Sale e sale, mentre i suoi raggi illuminano tutto il mondo: tutto brilla alla sua luce, tutto cresce al suo calore.

Il Sole finisce la sua corsa alla sera e poi va dormire nel mare senza però riposare bene.

Sua sorella, la Luna, vedendolo ogni giorno più stanco, lo sgrida dicendogli: ” Fratello caro, se continui così, un giorno o l’altro ti spegnerai e allora cosa sarà del mondo, di tutti gli uomini e degli animali che tu ami tanto? Riposati! Ma fallo per bene! Rimango qui io con le stelle a sorvegliare la notte e, se c’è qualcosa che non va, ti chiamo”.

images1Il Sole, ormai convinto, quella sera invece di tuffarsi nel mare, prende una grossa nuvola e ci fa un soffice materasso; poi prende una nuvoletta e ci fa un morbido cuscino, si sdraia e allungando uno stanco raggio, prende una nuvola trasparente e se la stende sopra come coperta e… finalmente si addormenta.

La Luna, come promesso, rimane nel cielo con le stelle ad illuminare la notte.

Daniela Trinci

 

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Racconti per bambini-Storia di una amicizia

Storia di una amicizia

Micio Geppi era un giovane gatto un po’ sgangherato: era tutto nero con una piccola macchia bianca sotto il naso che sembrava avesse i baffetti; aveva il pelo corto e ispido, mentre la sua coda era enorme, pelosa e bella soffice; aveva un orecchio in su ed uno in giù e quando doveva iniziare a correre faceva un ridicolo balzo all’indietro e poi … via.

Era molto simpatico ed affabile con tutti ed era il gatto del vicinato più ricercato per giocare perché aveva molta fantasia ed inventava giochi sempre nuovi e divertenti.

Un giorno, passando davanti ad un portone, Geppi vide una bellissima gatta bianca dagli occhi verde mare molto tristi acciambellata in una cesta.

Il micio rimase affascinato e, fermandosi, la invitò ad andare a giocare con lui ed i suoi amici: “ Ciao! – le disse – perché non vieni a giocare con noi invece di startene lì a guardare? Vieni, vedrai che ti divertirai!” 🙂

La gattina, che si chiamava Bianca, : “ Non posso” – rispose. “ Io esco sempre con la mia padroncina che mi porta in braccio a prendere un po’ d’aria oppure me ne sto qui a guardarvi giocare.

Sai, io non posso camminare. 🙂

Qualche tempo fa, mentre attraversavo la strada senza guardare, sono stata investita da un’auto e da allora non posso più muovere le zampette di dietro.

Per questo non posso venire a giocare con voi, anche se mi piacerebbe tanto!”

E mentre parlava due grossi lacrimoni iniziarono a scenderle sul bel musetto.

Micio Geppi fu così colpito dalle parole di Bianca che immediatamente pensò di fare qualcosa per aiutarla.

Si ricordò che, nel garage della casa in cui abitava, giaceva abbandonato un carrettino di legno, di quelli usati dai cuccioli degli umani per imparare a camminare.

Chiamò a raccolta i suoi amici gatti e gattine e, dopo aver spiegato loro la situazione, tutti insieme andarono nel garage a prendere il carretto.

Micio Geppi mise intorno al manico una corda, anche questa trovata nel garage e la porse a due gatti, che tenendosi allineati, tiravano un capo delle corda per ciascuno, mentre tutti gli altri spingevano il carretto.

Lo trasportarono dove era Bianca, la quale rimase stupita nel vedere quel trabiccolo e tanti gatti che erano venuti lì per lei.

Micio Geppi le spiegò che doveva salire sul carretto e loro l’avrebbero portata a giocare sulla collina, lontano dai pericoli.

Facendosi forza sulle zampette davanti ed aiutata dalle altre gattine, che le tenevano sollevate le zampette posteriori, Bianca riuscì a spostarsi e a mettersi nel carretto.

Così iniziò quello strano corteo: due gatti che tiravano il carretto come fossero una pariglia di bei cavalli, due gattine ai lati, un’altra gattina nel carretto insieme a Bianca per sostenerla in caso di difficoltà, e gli quattro gatti dietro a spingere.

Storia di una amicizia

Arrivarono così sulla collina, trovarono un bello spiazzo sotto un grosso albero, misero il carretto in sicurezza e poi si misero a sedere in cerchio, uno accanto all’altro: micio Geppi, che come sappiamo aveva molta fantasia, per coinvolgere Bianca pensò di fare il gioco della storia a più zampe: un gatto avrebbe iniziato il racconto di una storia che a turno tutti avrebbero dovuto continuare.

Un altro giorno, invece, Geppi pensò di fare il gioco delle parole: un gatto diceva una parola e il vicino doveva inventare una frase in cui vi fosse quella parola. Chi inventava la frase più bella vinceva. E così via.

Ogni giorno nel primo pomeriggio si poteva vedere passare il carretto spinto dai gatti verso la collina. E ogni giorno sulla collina sempre giochi nuovi e divertenti a cui poteva partecipare tranquillamente anche Bianca, che aveva ritrovato il sorriso.

Se invece era brutto tempo, i gatti spingevano il carretto in un posto al coperto per poter continuare a giocare tutti insieme.

E se per caso vi capita di passare lì, fermatevi e guardate: vedrete un gruppo di gatti felici che hanno scoperto il gusto di una vera amicizia!

(Daniela Trinci 2011)

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Favole per bambini – La lucciola spenta

favola per bambini

In un campo di grano alto e rigoglioso, viveva una colonia di lucciole giugnoline.

Ce n’erano di luminose, molto luminose, belle e meno belle: Tra queste ce n’era una bellissima, con gli occhi azzurro cielo anziché neri come i suoi compagni o  le sue compagne, le ali affusolate e lucide, ma era una lucciola spenta e non faceva luce. 🙂
Nessuno voleva giocare a nascondino con lei perché non veniva mai vista e quindi vinceva sempre.

Gli animaletti della terra – le formiche, i vermetti, le lumache – la prendevano in giro per questo suo difetto e lei era sempre più triste e sola.

Un giorno, in un momento di tristezza, era salita su una grossa spiga gialla e si lasciava cullare dal vento.

Pensava a quanto fosse sola e iniziò a piangere.
Non si rese conto del tempo che passava finché non fu buio.

Vide il sole scendere all’orizzonte e la luna salire nel cielo, mentre le stelle iniziavano ad accendersi.

Le lacrime che le cadevano dagli occhi si andavano a posare sulla spiga e con il bagliore della luna,  parevano mille diamanti che brillavano nell’oscurità. 🙂

La luna vide quel bagliore, strizzò gli occhi per vedere meglio e si accorse della piccola lucciola spenta che piangeva.

Perché piangi, piccola?

Dici a me? – esclamò sorpresa la lucciola – Riesci proprio a vedermi? Piango perché sono sola, nessuno vuole stare con me perché non faccio luce.

La luna vedendo la sua profonda tristezza si girò verso una piccola stella che le stava sempre accanto: La Stella del mattino.

La Stella del mattino era una piccola stella che brillava solo di giorno e nessuno quindi poteva vederla, per questo, la notte, seguiva sempre la luna nella speranza che la sua luce la illuminasse e la facesse brillare come tutte le altre.

La luna allora disse alla stella: Scendi laggiù e porta con te un mio raggio; vai tra le zampette della lucciola spenta e vola insieme a lei.

La stella così fece, scese giù avvolgendosi nel raggio di luna, si adagiò tra le zampette della lucciola e insieme iniziarono a volare.

Tutti ora potevano vedere la lucciola e la stella volare felici e splendenti nel cielo della sera d’estate. 😉

Daniela Trinci

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