L’anima del bosco

Un giorno Camilla andò con il nonno a raccogliere funghi e si perse, il fruscio delle foglie le indicò la strada e questo confermò la sua teoria … Il bosco ha un’anima …

Lo scintillio dei suoi occhi anticipava a noi bambini che sarebbe iniziato un nuovo magico viaggio, in un mondo dove il tempo perdeva il suo valore, dove tutto era legato alla gioia di stare insieme.

Sedevamo intorno al focolare e aspettavamo impazienti l’inizio del racconto.

Sapevamo d’entrare nel mondo del nonno con la forza delle sue parole e dei suoi gesti, era sua consuetudine mimare le azioni dei personaggi e questo rendeva il tutto magico …

“Tanto tempo fa, in un bosco viveva un folletto che si divertiva ad ascoltare le conversazioni degli uomini che giungevano nel bosco a raccogliere funghi.

Si era appena disteso su un ramo a sonnecchiare, quando udì delle voci, si sporse e ai piedi dell’albero vide dei bambini che litigavano.

I genitori avevano detto ai loro bimbi di non muoversi da quel luogo, mentre loro coglievano ghiande per i maiali.

Il più grande dei fratellini aveva visto uno scoiattolo saltare tra i rami, raccolse delle ghiande da terra e iniziò a scagliarle contro il povero animaletto.

La sorella, di poco più piccola di lui e amante degli animali, non sopportava l’idea che il fratello facesse del male alla bestiola, iniziò così a urlare per farla scappare.

All’improvviso da dietro un albero apparve una strana figura, non si capiva cosa fosse, tanto era bizzarra.

In testa portava uno strano cappello fatto con foglie e fiori variopinti, a ben guardare non era un cappello, ma i suoi capelli.

Il naso a punta e all’insù, le orecchie a stella, gli occhi luminosi come dei fari, al posto della bocca aveva una piccola cannuccia e per mani e piedi dei rami che terminavano con delle bacche rosse.

I bambini si spaventarono e si abbracciarono forte l’uno all’altro.

La strana creatura si avvicinò timidamente e inizio a pronunciare queste parole: ”Non abbiate paura, sono soltanto l’anima del bosco, vago tra gli alberi, non a tutti è dato vedermi, io stessa mi sono stupita quando mi sono resa conto che potevate percepire la mia presenza.

Solitamente nessuno mi vede, trascorro il mio tempo ad osservare ciò che accade per poi raccontarlo alla Grande Madre.”

I Bambini si fecero coraggio e, tirato un gran sospiro, gli si avvicinarono per toccarla, nonostante la vedessero, al tatto era impalpabile, le loro mani affondavano in quel corpo.

L’unica cosa che riuscivano a sentire era il suo odore intenso, non avevano mai avvertito una fragranza simile, conteneva tutti gli odori del bosco, funghi, fragoline, biancospino, violette.

Chiudendo gli occhi riuscivano a sentire intensamente e distintamente le varie essenze.

Rimasero per un attimo estasiati, poi le chiesero chi fosse la Grande Madre.

L’anima del bosco rispose: “Non conoscete la Grande Madre? Tutti la conoscono!

È lei che ci consente di vivere in armonia, tutti noi che viviamo nella natura lo sappiamo.

Mi sono sempre stupito osservando i vostri comportamenti, adesso capisco perché tra di voi non regna l’armonia.

La grande Madre è colei che ci indica, attraverso i cambiamenti degli stati d’animo, la direzione da seguire.

È colei che sa che la pace regna solo dove si vive seguendo i principi che manifestiamo quando siamo insieme agli altri, non c’è dato mai di pensare che ognuno possa agire come gli faccia comodo.

Siamo tutti uniti, facciamo parte di uno stesso universo, i nostri pensieri influiscono sugli aspetti della nostra vita.

Noi siamo degli osservatori, ma nello stesso tempo creiamo il nostro mondo.

Tutto ciò che pensiamo, si riflette sui nostri comportamenti, ogni nostro giudizio esercita degli effetti.

Siamo stati educati a prenderci cura dei nostri pensieri e a percepire il mondo che ci circonda.

Molto spesso il silenzio è un amico prezioso, ci aiuta a riflettere e a capire tante cose che con le parole non riusciremmo mai a esprimere.

Abbiamo imparato a costruire delle relazioni importanti con l’universo, l’armonia ci viene da questo nostro modo di concepirlo e amarlo.

La Grande Madre è fiera della sua opera, ma adesso che ci penso non le ho mai sentito dire niente su voi umani.

So solo che ogni tanto si rifugia in se stessa e medita”.

I bambini avevano ascoltato con molta attenzione, si guardavano tra di loro, i loro occhi brillavano di una luce intensa, profonda.

Le sorprese non erano ancora finite.

Il folletto aveva udito tutto dal ramo sul quale era seduto, salto giù, fece una capriola e si dispose davanti ai fratellini, che rimasero esterrefatti.

“Buon giorno” disse.

L’anima del bosco si sedette su delle foglie che si erano disposte a fargli da cuscino, mentre i bimbi fecero un passo indietro.

Il folletto, il cui nome era Fredo, gli si avvicinò e iniziò a parlare: “Cari umani questo è un grande giorno per voi, riuscire a vedere le entità che vivono nel bosco, non è cosa di tutti i giorni.

Serve una disposizione dell’anima che è raro trovare, di solito gli uomini sono troppo impegnati a pensare a se stessi, per accorgersi che viviamo anche noi nel mondo che ritengono sia il loro”.

Il più grande dei fratelli si fece coraggio e parlò: “Il mondo, caro Fredo, è nostro, è degli uomini, siamo noi i padroni di tutto, possiamo disporre di tutto ciò che c’è sulla terra per soddisfare i nostri bisogni, i nostri desideri.

Nessuno ci può impedire di bruciare un albero, di buttare i rifiuti dove ci viene più comodo, di prendere a calci gli animali.

Insomma, hai capito che noi siamo i signori su questa terra! Uffa!” Disse sbattendo i piedi.

Il folletto sorrise, guardò l’Anima del bosco che ascoltava incredula e gli chiese di far vedere ai bambini cosa sarebbe accaduto in futuro, se gli uomini fossero riusciti a entrare in armonia con l’universo.

All’improvviso i rami diedero inizio a una meravigliosa danza, una soave musica si diffuse nell’aria, nel bosco si sentiva un bisbiglio di voci.

L’Anima del bosco aprì le braccia e la sua pancia si mutò in un mulinello, i bimbi e il folletto furono risucchiati dentro in un baleno.

Come per incanto si ritrovarono a volare, era bellissimo guardare le cose dall’alto attaccati ai rami della nuova amica che felice li trasportava attraverso le nuvole, per far loro scoprire un mondo possibile.

Era come volare attaccati alle code di un aquilone, viaggiando nel cielo l’anima spargeva gocce di luce che si posavano ovunque illuminando tutto di gioia.

Felici i bambini ridevano, stavano scoprendo un nuovo modo di vivere la vita. Sentivano il vento sul loro viso, mentre i capelli si agitavano al vento come ali d’uccello, erano costretti a strizzare gli occhi per vedere oltre la luce.

All’improvviso Anima iniziò la discesa, si trovavano sopra un paesino, giù si vedevano tanti bimbi in un cortile che giocavano facendo un gran chiasso.

Planarono in mezzo a loro, furono accolti con un grande applauso.

Anima era molto conosciuta lì, una scuola in cui i bambini erano felici di apprendere cose nuove senza dover pensare alla fatica che costava studiare.

Quella era una scuola speciale, una di quelle sognata da noi tutti da bimbi, posta in mezzo ad un gran parco, ricco di alberi e fiori di ogni tipo.

Vi erano alberi secolari con degli incavi, dove i bimbi si rifugiavano per pensare o per stare in silenzio ad ascoltare l’anima degli alberi.

Non mancavano gli animali allevati dai bambini, prendersi cura di loro era una grande gioia, ogni animaletto aveva il proprio nome, era davvero bello ascoltarli mentre chiacchieravano tra di loro.

I fratellini incuriositi, dopo aver vagabondato per il giardino, entrarono nella scuola.

Era disposta su due piani, al pian terreno c’era un portico sorretto da colonne tutte colorate, erano stati gli alunni che si erano susseguiti negli anni a disegnare tutte quelle immagini.

Bellissime figure di bimbi felici occupati nelle più svariate attività, dalla lettura alla scrittura, alla coltivazione e cura delle piante e degli animali, all’impasto del pane e relativa cottura, alla vendemmia, al teatro, alla musica.

Ogni azione era rappresentata con molto amore e passione.

In mezzo al portico, un portone enorme consentiva l’accesso all’interno, i ragazzi suonarono e venne ad aprire la portinaia, li accolse come se li conoscesse da sempre, li fece entrare e li accompagnò a visitare tutte le stanze.

I bambini si girarono per chiamare Anima che se ne stava beata sul prato, al richiamo fece un balzo si sollevò da terra ed entrò nella scuola.

S’incamminarono in un corridoio immenso, le pareti tutte colorate con delle piccole impronte di manine, apparivano come un enorme arcobaleno.

Ogni bambino, all’inizio della sua carriera scolastica, intingeva la mano nel suo colore preferito e lasciava la sua impronta sul muro come segno dell’importanza che ha il fare, il costruire, il lasciare un proprio segno nel mondo.

Migliaia di piccole impronte si sovrapponevano, creando delle magnifiche forme colorate.

La scuola non era come quelle conosciute dai fratellini, non presentava le solite aule con banchi, cattedra, lavagna, ma era suddivisa in spazi, ognuno dei quali aveva delle caratteristiche proprie.

Entrarono prima in una stanza, era bellissima ricca di colori, cuscini, divanetti e in mezzo un enorme tappeto con al centro una sedia a dondolo grande.

Quella era la stanza della lettura, dove si riunivano, a turno, gli alunni per ascoltare le storie che insegnanti e autori leggevano.

Da una porta che dava nella stanza, s’intravedeva un’immensa distesa di libri, i bimbi rimasero stupiti.

Anima vedendo il loro sguardo spiegò che vi erano libri di tutto il mondo e che a narrare le storie non erano sempre gli insegnanti della scuola, ma anche gli stessi scrittori che offrivano la loro opera gratuitamente per amore della diffusione della lettura.

In quel luogo tutti contribuivano, affinché le nuove generazioni apprendessero ad amare la conoscenza, non vista come obbligo, ma come piacere per stare insieme e vivere belle avventure.

I fratellini furono rapiti da tutte quelle novità.

Ad attrarre l’attenzione del fratellino più grande, di nome Prudenzio, fu la presenza di un barbagianni bianco, lo vide dal vetro di una finestra, era su un albero altissimo e maestoso.

Prudenzio si fermò incantato ad ammirare quello splendido uccello che, sentitosi osservato, apri le sue grandi ali e volò rifugiandosi sul tetto della scuola.

La sorella, Drusilla, si allontanò dal gruppo, inseguendo delle note musicali giunse in una stanza piena di strumenti di ogni genere.

C’era un maestro, dei bambini che suonavano e altri seduti per terra ad ascoltarli.

Tra sé pensò che quella era la scuola che avrebbe voluto frequentare.

Il più piccolino dei fratelli, Vince, s’incantò di fronte ad un grande camino, era giunto nella stanza dei giochi, dove i bambini trascorrevano le ore di ricreazione e di riposo.

Vi erano giochi di ogni genere in quella stanza e mentre lui si era voltato a chiamare i fratelli, Anima ebbe un forte tremito, si rese conto che si era fatto tardi e doveva riportare i fratellini nel luogo in cui li aveva trovati.

Li chiamò a raccolta e si rimisero in viaggio a malincuore.

Da terra gli alunni della scuola li salutarono invitandoli a ritornare, si sentiva un gran vociare nell’aria, anche gli animali si unirono al saluto.

Giunsero nel bosco appena in tempo, i genitori dei fratellini stavano arrivando.

Velocemente, Anima saluto i bambini e si nascose dentro un tronco facendo cenno col capo al piccolo Fredo che li aveva accompagnati in quel viaggio, ma prima di scomparire disse: “Avete appena visto un mondo possibile, c’è ne sono altri simili, sta a voi uomini scegliere le azioni giuste per giungere a essi, solo l’amore universale ci indica la vera via.”

Il nonno si alzò e fece una piccola danza invitandoci a seguirlo, ci mettemmo un po’ a capire che il sogno era finito, dovevamo uscire dal racconto, ma non fu facile visto che la descrizione della scuola era piaciuta tantissimo a tutti noi nipotini.

Quella notte sognammo un mondo diverso ricco d’amore.

Un mondo dove la conoscenza non era un obbligo, ma ricerca del nuovo e dell’imprevedibile che rende la vita sempre diversa e affascinante.

Domenica Carrozza

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