Buona Pasqua con la favola “una viola al polo nord”

una viola al polo nord

Auguro a tutti i lettori di questo mio modesto blog, una felicissima Pasqua! E lo faccio come di mia abitudine con una favola: Una Viola al polo nord di Rodari.
Favola che esprime appieno il sacrificio della Pasqua…      “La violetta mandò un profumo più intenso,

lo sforzo la esaurì sino all’estremo sacrificio ma, bisognava pure che qualcuno cominciasse.

Una viola al Polo Nord

Una mattina, al Polo Nord, l’orso bianco fiutò nell’aria un odore insolito e lo fece notare all’orsa maggiore (la minore era sua figlia):

– Che sia arrivata qualche spedizione?

Furono invece gli orsacchiotti a trovare la viola. Era una piccola violetta mammola e tremava di freddo, ma continuava coraggiosamente a profumare l’aria, perché quello era il suo dovere.
– Mamma, papà, – gridarono gli orsacchiotti.

– Io l’avevo detto subito che c’era qualcosa di strano, – fece osservare per prima cosa l’orso bianco alla famiglia. – E secondo me non è un pesce.

– No di sicuro, – disse l’orsa maggiore, – ma non è nemmeno un uccello.

– Hai ragione anche tu, – disse l’orso, dopo averci pensato su un bel pezzo.

una viola al polo nord

Prima di sera si sparse per tutto il Polo la notizia: un piccolo, strano essere profumato, di colore violetto, era apparso nel deserto di ghiaccio, si reggeva su una sola zampa e non si muoveva.

A vedere la viola vennero foche e trichechi, vennero dalla Siberia le renne, dall’America i buoi muschiati, e più di lontano ancora volpi bianche, lupi e gazze marine.

Tutti ammiravano il fiore sconosciuto, il suo stelo tremante, tutti aspiravano il suo profumo, ma ne restava sempre abbastanza per quelli che arrivavano ultimi ad annusare, ne restava sempre come prima.

– Per mandare tanto profumo, – disse una foca, – deve avere una riserva sotto il ghiaccio.

una viola al polo nord

– Io l’avevo detto subito, – esclamò l’orso bianco, – che c’era sotto qualcosa.

Non aveva detto proprio così, ma nessuno se ne ricordava.

Un gabbiano, spedito al Sud per raccogliere informazioni, tornò con la notizia che il piccolo essere profumato si chiamava viola e che in certi paesi, laggiù, ce n’erano milioni.

– Ne sappiamo quanto prima, – osservò la foca. – Com’è che proprio questa viola è arrivata proprio qui? Vi dirò tutto il mio pensiero: mi sento alquanto perplessa.

– Come ha detto che si sente? – domandò l’orso bianco a sua moglie.

– Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare.

– Ecco, – esclamò l’orso bianco, – proprio quello che penso anch’io.

Quella notte corse per tutto il Polo un pauroso scricchiolio. I ghiacci eterni tremavano come vetri e in più punti si spaccarono. La violetta mandò un profumo più intenso, come se avesse deciso di sciogliere in una sola volta l’immenso deserto gelato, per trasformarlo in un mare azzurro e caldo, o in un prato di velluto verde.

Lo sforzo la esaurì.
All’alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita.

Tradotto nelle nostre parole e nella nostra lingua il suo ultimo pensiero dev’essere stato pressapoco questo: – Ecco, io muoio… Ma bisognava pure che qualcuno cominciasse… Un giorno le viole giungeranno qui a milioni.

I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini.

8 pensieri su “Buona Pasqua con la favola “una viola al polo nord”

  1. Pat

    E’ un bellissimo pensiero di speranza, e dove c’è speranza c’è vita.
    Dove c’è vita c’è amore, e dove c’è amore ci sono bambini che crescono e continuano a sperare in un futuro migliore.
    La magia sta nella ruota che gira, aiutiamo il Signore a far girare la ruota e sentiremo sempre il profumo della viola.
    Ciao Giò, grazie della favola.. Pat

  2. ros

    Molto bella. Mi spiace per la fine. Io speravo che il suo profumo facesse avvenire qualcosa di immediato. Penso che per i bambini l’esperienza dell’immediato (ciò che succede ora) lasci un’impronta significativa (è come dire:<>). Invece la “nota” della speranza non è compresa se non si accompagna all’evento staordinario “dell’avvenuto”. Io avrei scritto : il primo fiore di violetta appassi, maturò e diede un frutto che poi un raggio di sole maturò e aprì facendo esplodere la piccola capsula dalla quale uscirono tanti semini che vennero trasportati dal vento dove i primi ghiacci si erano sciolti e così nacquero tante piantine di viole mammole. Il vento continuò a spargere i semini ogni volta che i fiorellini appassivano e così la violetta piano piano arrivò nei nostri prati, nei nostri giardini. Così tutti i bambini poterono conoscere questo bel fiore che con la sua essenza profumata è capace di scaldare ogni cuore e far nascere un sorriso.
    Comunque molto bella. Grazie e Buona Pasqua trascorsa

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