Cosa significa educare?

Era da tempo che volevo fare una riflessione su che cosa significa educare.

Non ho mai trovato lo spunto  per poter approfondire o rispondere a questa domanda poi, all’improvviso trovi la risposta senza cercarla.

Una semplicissima lettera di un preside di liceo vissuto nei campi di sterminio, molto di più che spiegazione teoriche, una esperienza di vita illumina una domanda che io non riuscivo a dare risposte.

cosa significa educare?

Anniek Cojean,  racconta che un preside di liceo americano aveva l’abitudine di scrivere, a ogni inizio di anno scolastico, una lettera ai suoi insegnanti:

«Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento.
I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti;
bambini uccisi con veleno da medici ben formati;
lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiore e università.

Diffido –quindi – dall’educazione.

La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani.
I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati,
degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.

La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti
se non servono a rendere i nostri figli più umani».

(Fonte: Anniek Cojean, Les mémoires de la Shoah, in «Le Monde» del 29 aprile 1995).

cosa significa educare?

Queste parole sono per dire che l’educazione non deve essere fine a se stessa ma in funzione formativa della sensibilità e della crescita di qualsiasi individuo.

Questo significa educare!

Ecco la risposta alla domanda iniziale, una risposta perfetta, frutto di una esperienza traumatica!

12 pensieri su “Cosa significa educare?

  1. Nadia

    Grazie per aver scritto questo.

    L’educazione è un grande valore per tutta la società, deve renderci tutti più umani e tirar fuori il meglio da ciascuno di noi.

    Qualunque educazione che non sia orientata a questo, è una stortura, non è educazione.

    Un abbraccio.
    Nadia

  2. Assunta

    Gentile Prof. Ferraro,
    la ringrazio per la pubblicazione, sul suo interessante sito, della lettera del Preside del liceo americano.
    Ogni insegnante dovrebbe tenerla bene in mente nello svolgimento quotidiano del suo lavoro.
    Penso che quelle parole ed il loro profondo significato siano la base per ogni docente nell’educazione degli alunni.
    Purtroppo la scuola di oggi si sta incamminando in altra direzione, mi verrebbe da dire …..”E’ tutta un quiz?”……
    La saluto cordialmente.

    1. admin Autore articolo

      @Assunta

      Purtroppo, si continua a percorre una strada di tagli senza capire la vera priorità delle cose e si usa anche una parola crescita pensando solo ai soldi. Non credo si possa andare molto lontano di questo passo.

  3. Pamela

    Niente di più vero caro Giovanni.
    Dovrebbero capirlo anche gli educatori.
    Grazie per questi insegnamenti!
    Pamela.

  4. Anna

    Nel corso dei miei quarant’anni di scuola ho sempre dato importanza all’uomo , non alle nozioni che dovevo impartire ai miei studenti nè ai programmi che dovevo terminare inderogabilmente entro una certa data… Forse i contenuti mi sono serviti proprio per raggiungere quel secondo , a mio parere, più importante obiettivo. Ho insegnato grazie ai miei studi e alla mia laurea, ma, forse per le mie origini , forse perchè ho sposato un uomo senza laurea, ma con tante esperienze vissute e affrontate da lui con fatica e dignità, ho dato la priorità agli aspetti veri dell’ esistenza , a quei principi universali che hanno fatto progredire l’uomo nella sua essenza. Sono d’accordo con Assunta: oggi si usa troppo la parola ” crescita” e quasi sempre in modo improprio riferita, infatti, ad una crescita economica, mai ad un arricchimento della persona. Alla scuola il compito di spiegarne la differenza, servendosi di esempi , come quello vissuto dal preside americano.
    Un grazie a Giovanni che mi fa riflettere su tematiche che hanno accompagnato la mia vita professionale e continuano ad accompagnarmi nel mio “lavoro” di nonna…

    1. admin Autore articolo

      @ Anna

      Grazie tante Anna, per il tuo contributo a questo blog e per il tuo contributo all’insegnamento con l’attegiamento aperto e sensibile.
      Io penso che gli insegnanti bravi sono molti ma, spesso le condizioni di lavoro e le strutture sono carenti (per non dire altro)
      mi ricordo del mio insegnanto nelle scuole medie…fare musica senza…strumenti musicali, oggi forse qualcosina è cambiata ma non di molto.

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