27 gennaio – Per non dimenticare

Ogni anno, per il 27 gennaio, giornata dedicata alla memoria dell’olocausto, circola questa frase “PER NON DIMENTICARE”.

Io non ho il controllo è non so’ a livello locale e scolastico cosa succede in queste giornate, cosa succede all’interno delle scuole; so’ solo che i mass media hanno un impatto notevole, sulle persone e su ciò che si fa durante questa giornata.

Ecco allora proliferare, a livello televisivo, film sulla Shoah, dibattiti, testimonianze.

Ok, ci siamo, con tutto questo proliferare di attività, non abbiamo dimenticato.

Non abbiamo dimenticato, forse solo per quel giorno… e dopo?

Il problema e, Non dimenticare o fare in modo che questo non accada più.

la frase iniziale potrebbe completarsi in: PER NON DIMENTICARE! E PER EDUCARE! 🙂

Si, è questo ciò penso nel giorno della memoria!

Tutte queste frenetiche attività concentrate nel giorno della memoria, senza dubbio sono per non dimenticare ma, la chiave di volta è come educare: alla tolleranza, alla fratellanza, al non razzismo, all’uguaglianza tra le razze.

Per educare, bisogna rivolgersi a chi è in età educativa e qui la cosa si complica.
Lo so’, di questo se ne occupa la scuola, ma l’impatto educativo dei mass media non si può disconoscere e in questo giorno non vedo alcuna attività specifica  che si rivolga ai bambini.

Cosa si può fare?

Proviamo con una favola o magari con una bella filastrocca.

Adesso penserai: “Giovanni una filastrocca per un problema così serio, non starai scherzando”.

No, non scherzo, una filastrocca! Che sviluppi il tema dell’amicizia e del rispetto delle diversità.

La forza della metafora per i bambini è molto potente, certo detto a parole lo sappiamo tutti ma, quando la vivi nella vita reale con esperienze vere, allora si accende un fuoco dentro difficile da spegnere e diventa una frenesia ed una fissazione.

mai più così

Ti racconto l’esperienza di Claudia.

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“Giovanni … che bel mix l’insalata del Casale!

Ti racconto una storia vera: abbiamo istituito delle borse di studio per permettere a qualche bimbo che ama cantare ma non può permettersi di pagare le lezioni, di seguire il corso.

Così alla lezione scorsa, ha potuto partecipare anche Cartik un bambino di colore.

Una bimba piccola di 5 anni, quando l’ha visto non voleva entrare nel salone della musica, io allora le ho ricordato la storia della cipolla, lei ha sorriso .. e si é unita volentieri sedendosi proprio vicino a lui!”

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Ecco la filastrocca ispirata al racconto musicale “la storia della cipolla del casale” scritta da M. Cristina Garruto che ringrazio.

mai più così

Amicizia: sentimento speciale ben lo dimostra la Cipolla del Casale!

Un giorno una cipolla, umile ortaggio,
decide di partire per un lungo viaggio
perché vuole cercare qualche cosa
che renda la sua solitaria vita più preziosa.
Nascosto sotto i tanti strati del suo petto
batte un cuore desideroso di dare e avere affetto.

Ma…il mondo non la vuole,
il mondo non l’ascolta…
di lei poco si cura
di lei poco si importa.
Vede solamente il suo aspetto esteriore
senza capire cosa si cela nel suo cuore.

E così come fan spesso tutti i falsi saggi,
con la cipolla sgarbati si mostrano gli ortaggi.
Ma poi, proprio a causa della sua mancanza,
si accorgono che scipita risulta la pietanza.
E proprio allora comprendono il valore
di chi cercava amicizia e amore.

Spesso chi viene ritenuto essere niente
potrà rivelarsi insostituibile ingrediente
che renderà bella e varia la nostra vita
così come un’insalata completa e ben condita.

Hai qualche esperienza di questo tipo? condividiamola per crescere insieme!

Giovanni

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17 pensieri su “27 gennaio – Per non dimenticare

  1. Laura

    Grazie Giovanni,
    come sarebbe bello se dal 27 gennaio i bambini delle scuole potessero creare con le loro insegnanti tante piccole filastrocche, scritte… cantate… disegnate…. filastrocche infinite che spuntano come i fiori di un bel prato di primavera e che una accanto all’altra sono ancor più belle….

    …a chi non perde mai la speranza….
    Laura

  2. Rosanna

    Bellissima storia e filastrocca. Ma io che a scuola ci sono stata e come insegnante dei diseredati ho assistito a tanti fatti.
    Niente crea più paura del diverso, di chi è povero, malato, debole, o di altro paese. Si premia il forte che si fa avanti, a forti gomitate, a dir il vero per essere galanti e non nominare i fatti così come davvero stanno, a chi si crede potente e di famiglia nominata. E’ tutto un passar di mano e l’insegnante, senza accorgersi, premia e perpetua quest’inganno, non si accorga che, a seconda di come si parla della memoria e come si vive, nelle emozioni, capita che rafforza e riproduce il danno. Bisogna stare attenti vedere come nel gruppo degli alunni, in quello degli insegnanti e dei genitori che messaggio passa. E’ quello che ai ragazzi rimane, le parole servono all’io per emergere, i fatti, le esperienze, le emozioni, i sentimenti, servono al cuore per ricordare, e da queste si impara l’amore o la paura e da questo si impara ad amare, ad accettare, oppure ad escludere, a rifiutare e odiare. Ho visto più paura che amore tra il corpo insegnanti, tra i genitori e tra gli alunni, con tutte le buone intenzioni di tutti, naturalmente.

    1. admin Autore articolo

      @ Rosanna
      Grazie per questo tuo contributo di esperienza.
      Hai visto più paura, penso che hai visto anche coraggio e… su questo che bisogna appoggiarsi e magari sforzarsi di dare ancora di più;-)

  3. pat

    Il mondo sarebbe migliore,
    se non ci fosse diversità di colore,
    se non ci fosse razzia,
    ognuno per la sua via.
    Se un pensiero fraterno ci unisce,
    in un forte abbraccio finisce.
    Da un lieve sorriso bisogna iniziare,
    per poter una mano donare,
    una preghiera che illumini il mondo,
    per aprire le menti in un secondo.
    Allora invece di un giorno, o un secondo,
    la nostra memoria girerà in tondo,
    volerà con le ali degli Angeli,
    lascerà impronte indelebili.

    Pat

  4. daniela ferrari

    Ciao Giovanni! Per questa giornata io mi sono immedesimata in una semplice filastrocca, che mi ha emozionato proprio per la sua semplicità. L ‘ho proposta ai miei alunni di 9 anni e ne abbiamo creato una canzone rap. Ecco il testo……….magari qualcun ‘altro si emoziona con me!
    FILASTROCCA PER LA PACE
    Parlami, amico
    ascolta ciò che ti dico
    se non mi parli il cielo resta tagliato in due
    e le parole amare, mie e tue
    poi diventano un mare
    che non sappiamo più attraversare.
    Ma se prima che tutto si rovini
    ci sediamo vicini
    e ne parliemo insieme
    allora le parole sono un seme
    che poi diventa un albero
    che poi diventa un bosco
    dove mi riconosci e io ti riconosco
    e senti ciò che dico
    ci pensi, e se ti piace
    tu ritorni mio amico:
    questa qui è la pace.

    Un abbraccio
    Daniela

  5. Rosanna

    In questo hai ragione tu, admin, lo specchio riflette, e così che vediamo quel che ci sta intorno. Come due diapason vicini, uno vibra e l’altro gli risuona.
    Si può fare qualcosa e anche le parole hanno la loro vibrazione, potente, le tue mi hanno risuonato.

  6. Livia

    Daniela, molto bella la filastrocca rap!!!!!!!!!!!!!!
    La userò con i piccoli di 6 anni.
    In IV e V primaria ho sempre ricordato il giorno della memoria, e l’attività che mi sembrò più riuscita nacque per caso: un’alunna notò che l’autrice di una delle poesie di Terezìn era nata nello stesso anno di sua nonna: in classe si diffuse lo sgomento quando esclamò:”Mia madre, io e mia sorella non saremmo mai nate se nonna fosse stata al posto di quella bambina!”. Si sentirono direttamente coinvolti e ampliammo molto le ricerche: foto, notizie storiche, cartine, altre poesie, i disegni di Terezìn, lavori grafici con materiali di scarto (come quelli che potevano recuperare quei poveri bambini)…. Ne scaturì un lavoro molto più ampio e sentito del previsto. Voglio credere che abbia anche lasciato il suo segno per il futuro, “perchè non abbia più a ripetersi”.

  7. Carmela

    Sono un’insegnante e oggi con i miei alunni di seconda elemenare ho affrontato l’argomento della shoah, sono rimasti sbalorditi delle atrocità accadute a molti loro coetanei…è un argomento che traumatizza? No, è una pagina nera della storia che si deve raccontare
    anche ai più piccoli affinchè non si ripeta mai più…grazie per il contributo che ci fornite con le vostre filastrocche e racconti

  8. Rosanna

    Ciao Giovanni.
    ho una nipotina di 2 anni e 5 mesi, a quest’età anche un mese conta, vorrei raccontare storie e fiabe dove non ci siano sempre matrigne cattive, la tua storia sulla cipolla è bellissima, ma il rifiuto è forte, anche se poi c’è il lieto fine, forse non è stata scritta per un bambino piccolo. Per questo le trasformo, e ne invento per lei di nuove, a seconda del momento, quelle che lei stessa mi stimola intorno ad una sua esperienza, ad un disegno o altro che lei nota. Le piacciono molto queste storielle semplici, e d è lei stessa che aggiunge personaggi ed elementi a queste storie. Si comincia da un elemento e poi mano a mano si arricchisce la storia con il suo contributo. Trattare il rifiuto, con la mia nipotina, non me la sento ancora, visto che è nata prematura e per un mese, il primo della sua vita, ha dovuto avere per mamma una gabbia di vetro, senza aver soddisfatto il bisogno primario di carezze e di presenza costante della vera mamma. Adesso vorrei raccontarle storie che ricalcano la sua vita di amore, il mondo degli affetti, con le persone vicine, gli animaletti, i fiori, la natura, il mondo delle fate buone, il tempo per metterla di fronte alla durezza della vita, nelle fiabe e nei racconti, penso non sia ancora giunto il tempo per lei. Lei l’ha vissuta la durezza, il distacco primario, anche se non voluto. Non so se le fiabe si raccontino a bambini così piccoli per intero, con tutti gli elementi presenti in esse. La tua illuminante visione mi aiuterà.
    Un saluto e grazie a te Giovanni,
    Rosanna

    1. admin Autore articolo

      @Rosanna,
      Con i bambini bisogna andare sempre cauti ma, anche le cose brutte si possono raccontare ai bambini.
      Le favole sono piene di personaggi cattivi ma, i bambini si sentono sicuri e protetti perchè sono i genitori e le persone che amano che gliele raccontano.
      Certo un bambino di due anni è veramente piccolo, puoi racconotare una favola a puntate e puoi lasciarti guidare anche dai suoi imput.
      La tua sensibilità ti guiderà senz’altro e poi ti dico una cosa estremamente vera! I bambini percepiscono perfettamente se gli offriamo delle cose con amore.
      Per tranquillizzarti ulteriormente, i bambini così piccoli non sono in grado ancora di percepire il nesso del racconto ma sono affascinati lo stesso dalla narrazione, diciamo che il contenuto in questa fascia di età è irrilevante.

  9. Rosanna

    Grazie Giovanni per i tuoi preziosi consigli, sarò più serena nel raccontare favole a mia nipotina. Ci metterò tutto l’amore che ho, come sempre, ma senza timore di sbagliare.
    Un saluto,
    Rosanna

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